
di Paolo Morelli
La città di Cesena è diventata un terreno interessante per i fondi di investimento che stanno acquisendo, grazie alle cospicue disponibilità economiche, farmacie su tutto il territorio nazionale. Dal 2017 è in vigore la nuova normativa che consente anche a società finanziarie di detenere la proprietà di farmacie, mentre in precedenza era consentito solo a farmacisti iscritti all’albo professionale. Si tratta, in sostanza, di un ritorno alla situazione di quasi un secolo fa, poiché prima della riforma giolittiana del 1934 la proprietà delle farmacie era libera. La pandemia da Covid-19 ha rafforzato il ruolo delle farmacie a supporto della medicina di prossimità sopratutto per le operazioni legate ai tamponi e alle vaccinazioni.
La prima a essere acquistata è stata la farmacia Santini che si trova all’incrocio tra viale Gaspare Finali e Subborgo Federico Comandini: da qualche mese è entrata a far parte di Hippocrates Holding, un fondo nato a marzo 2018 con sede a Milano che ha tra i soci le famiglie Marcegaglia, Braggiotti, Marzotto, Notarbartolo, Barilla, De Agostini e Alessandri, e recentemente è passato sotto il controllo del fondo francese Antin. Hippocrates opera col marchio Lafarmacia. e a tutt’oggi ha acquisito 196 farmacie (quasi tutte nel centro-nord) con 1.186 dipendenti.
La seconda farmacia cesenate a essere ceduta, un paio di settimane fa, è stata quella di Alessandro Malossi, presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Forlì-Cesena, che si trova nel centralissimo Corso Sozzi. Ad acquistarla è stato Dr.Max, un gruppo europeo (è presente in otto paesi con 2.300 farmacie, 25 delle quali in Italia) con sede a Praga, nella Repubblica Ceca.
La Farmacia del Corso è una delle più antiche di Cesena: fu fondata da Luigi Gattamorta oltre cent’anni fa ed è stata ceduta alla famiglia Malossi negli anni Ottanta.
Dottor Malossi, perché ha venduto la sua farmacia?
"Perché ho sessant’anni, e voglia di mettere la mia esperienza anche a servizio di altro. I miei due figli non hanno continuato il mio lavoro. Così, quando si è presentata l’occasione, ho pensato di passare la mano per dedicarmi a nuove sfide".
Quali?
"Dal 1° febbraio mi occuperò di integrazione e rapporti istituzionali per il gruppo Dr.Max, quindi resterò nell’ambiente ma con un ruolo nuovo".
L’arrivo di questi gruppi che creano catene di farmacie non può essere negativo sia per i lavoratori che per i clienti?
"Non credo. Il Covid ha accelerato una rivoluzione che era già iniziata: le farmacie offrono alla clientela sempre maggiori servizi, quindi hanno bisogno di spazi sempre più ampi e di un numero sempre maggiore di dipendenti. I clienti si accorgeranno del cambio di proprietà solo dal cambio dell’insegna: il personale rimane lo stesso e avrà il compito di coccolare sempre più il cliente, di metterlo in primo piano per valorizzare sempre più i servizi".
Quindi ci sono maggiori possibilità di lavoro?
"Sì, ma il problema è un altro: non si trovano giovani farmacisti, mentre molti colleghi, soprattutto donne, stanno andando in pensione. In Romagna la facoltà di farmacia dell’Università di Bologna è a Rimini, ma è internazionale e richiama studenti da tutto il mondo che alla fine del persorso di studi tornano a casa. Inoltre arriva alla laurea solo il venti per cento degli iscritti al primo anno".
Lei è al secondo mandato come presidente dell’Ordine provinciale dei Farmacisti. Com’è andata col Covid?
"E’ stata una sfida molto dura, ma direi che l’abbiamo vinta: la chat che avevo creato per le elezioni dell’Ordine è diventata un prezioso veicolo per lo scambio di informazioni, di confronto, di condivisione di esperienze e di conforto reciproco nei giorni più tristi della pandemia. Viene utilizzata quotidianamente dai colleghi per rendere ancora più efficace il nostro brillante servizio farmaceutico".