ERMANNO PASOLINI
Cronaca

Matteo Messina Denaro, la figlia di Borsellino: “Vittoria amara, non serve un giorno di festa”

Fiammetta Borsellino ha incontrato gli studenti a Savignano sul Rubicone: “Preso a casa sua dopo trent’anni di protezioni”

Cesena, 19 gennaio 2023 – “La mafia si impone dove lo Stato è debole". Sono parole forti e significative quelle dette ieri da Fiammetta Borsellino, anche alla luce dell’arresto di Mattia Messina Denaro con il contorno di polemiche sulle connivenze delle quali ha goduto in trent’anni di latitanza.

La figlia del magistrato antimafia ucciso da ’Cosa nostra’ nella strage di via D’Amelio a Palermo nel 1992, nella mattinata di ieri è intervenuta al cinema Teatro Moderno di Savignano sul Rubicone per un incontro dal titolo "Lotta alle mafie e cultura alla legalità delle nuove generazioni". L’iniziativa, promossa dall’Istituto comprensivo "Giulio Cesare" con la collaborazione del Comune di Savignano sul Rubicone, ha visto alla mattina il teatro gremito di studenti dell’Istituto comprensivo e alla sera di cittadini. Questa mattina alle 9.30 Fiammetta Borsellino sarà a Gatteo nel teatro Lina Pagliughi. Agli incontri è stato presente anche l’ispettore della Dia (Direzione investigativa antimafia) Pippo Giordano, che ha vissuto in prima persona la lotta alla mafia.

L’incontro di Savignano è stato aperto dalla dirigente Catia Valzania e dalla organizzatrice principale dell’evento, l’insegnante Teresa Calasaspro. La scuola rappresenta per Fiammetta Borsellino l’avamposto della legalità: "Io sono ancora quella bambina che aspetta il cambiamento: quello delle coscienze. Questo è uno dei doni più grandi che mio padre mi ha lasciato: stare in mezzo ai giovani. Ogni incontro con i ragazzi è come un esame perchè è come un carico di responsabilità. Anche mio padre aveva un’attenzione particolare per i ragazzi".

Davanti agli studenti, Fiammetta Borsellino ha ripercorso il giorno della strage di via D’Amelio, il 19 luglio 1992. "Mio padre si alzò alle 5 e per prima cosa scrisse una lettera a dei ragazzi di Padova che lo avevano invitato a un incontro al quale non era potuto andare. Allora io avevo 19 anni. Mio padre mi aveva mandata in vacanza anche per allontanarmi da quella brutta cappa che c’era a Palermo".

“Mio padre e Giovanni Falcone – ha proseguito Fiammetta Borsellino – venivano da quartieri molto poveri, dove nacquero e proliferarono tante famiglie di mafiosi che trafficavano soprattutto nella droga. Una realtà molto difficile e molto dura. L’avere vissuto fin da piccoli in quei luoghi è stata una lezione per capire i valori della legalità". Poi la figlia del magistrato ha raccontato della sua infanzia, del fatto che portava suo babbo Paolo alla messa: "Quello che mio padre ha portato avanti nei confronti della propria terra è stato un atto d’amore. Mio padre quando parlava con Falcone e Cassarà diceva sempre che loro tre erano dei cadaveri viventi. Sapevano che sarebbero potuti andare incontro alla morte. Mia madre, i miei fratelli e io abbiamo sempre accompagnato mio padre nella sua vita, anche dopo il 19 luglio. Siamo sempre stati orgogliosi di nostro padre e il suo impegno con cui portava avanti il suo lavoro, dava forza anche a noi".

La testimonianza di Fiammetta Borsellino davanti ai giovani è un impegno diretto per riaffermare la cultura della legalità e il contrasto alla sopraffazione mafiosa: "Essere qui dopo tanti anni significa che c’è una grande vittoria della vita sulla morte. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte. Non serve essere magistrati, fare parte delle forze dell’ordine per dire no al potere mafioso. La mafia non è soltanto una organizzazione criminale fatta di codici. La mafia ha una organizzazione solida che è quasi come quella dello Stato e si impone laddove lo Stato è debole, dove ci sono persone che tradiscono i valori della Costituzione con il potere e il denaro attraverso attività illecita. Diceva Falcone che Stato e mafia quando operano sullo stesso territorio o si fanno la guerra o si mettono d’accordo e il problema gravissimo sta proprio sull’accordo".

"Da giovane – ha raccontato poi l’investigatore Pippo Giordano – sono stato di fronte a una scelta: o diventare mafioso o scegliere la strada della legalità cosa che io ho fatto. Ho conosciuto tutti da Borsellino a Falcone a Cassarà. La mobile di Palermo ha avuto dieci morti ammazzati, cinque dei quali facevano parte della mia sezione. Numeri che troviamo solo in America Latina. Oggi essere accanto a Fiammetta per me è un ricordo affettuoso verso Paolo Borsellino. Lui e Giovanni Falcone non meritavano di morire".

Messina Denaro: vittoria amara

L’attualità non poteva certo rimanere fuori dall’incontro con Fiammetta Borsellino. Tante le domande dei ragazzi anche sull’arresto di Mattia Messina Denaro. E su questo Fiammetta Borsellino ha detto: “E’ stato arrestato non in Finlandia ma a casa sua, dove tutti sapevano  che era. Non c’è bisogno di istituire un giorno di festa per il suo arresto, perché quello che è avvenuto è ciò che lo Stato dove fare nei confronti di questo criminale. Prevale l’amarezza per uno Stato che non è riuscito ad arrestarlo in tempi congrui per frenare l’attività omicida di questa persona. E’ stato libero 30 anni ed è stato arrestato quando ha una malattia in fase terminale”.

Crede che il boss possa contribuire a far luce su via D’Amelio? "Non so se dopo tanto tempo usciranno cose che riguarderanno anche la morte di mio padre”, taglia corto Fiammetta Borsellino..

L’ispettore Pippo Giordano sulla cattura del boss ha aggiunto: “Sono contentissimo. E’ una bella vittoria dello Stato. Adesso mi auguro che Mattia Messina Denaro collabori con lo Stato nel senso che racconti tutto quello che sa, che ha fatto, che ha dato ordine di fare nella sua vita di mafioso e di autore di decine di omicidi. Io escluderei che qualcuno dello Stato abbia aiutato Mattia Messina Denaro a rimanere nascosto. Sicuramente è stato aiutato da qualche mafioso e probabilmente anche da qualche politico. Penso che lui a Palermo ci sia stato diverse volte anche prima della malattia. Da escludere però totalmente una copertura di carabinieri e polizia”.