Operai clandestini in ditta, titolari denunciati

Sono due cinesi, come gli imprenditori, non in regola col permesso di soggiorno. Scoperti dagli agenti insieme ad altri lavoratori in nero

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di Giacomo Mascellani

Alla periferia di Savignano, i poliziotti del Posto estivo, la Tenenza della Guardia di finanza di Cesenatico e la Polizia locale dell’Unione Rubicone Mare, hanno scoperto un’azienda che aveva assunto dei lavoratori in nero e clandestini. È emerso durante un blitz condotto da undici uomini e donne, fra agenti e militari, che hanno fatto irruzione in un edificio di Savignano costituito da due capannoni industriali ed un’abitazione.

Complessivamente sono state identificate sedici persone di nazionalità cinese e, dopo mirati accertamenti, due di queste non sono risultate in regola con il permesso di soggiorno e le norme relative alla permanenza sul territorio italiani.

I due sono stati trovati proprio mentre svolgevano l’attività lavorativa inerente la lavorazione di tessuti e le cuciture per realizzare i capi di abbigliamento, di cui alcuni pezzi anche di griffe di alta moda.

Si tratta di un uomo ed una donna, K.Y. e L.Y., entrambi di 48 anni, i quali sono stati denunciati a piede libero per avere fatto ingresso ed essersi trattenuti illegalmente sul territorio nazionale.

Sulla base di quanto accertato, gli uomini delle Fiamme Gialle hanno poi sanzionato amministrativamente la titolare dell’attività, una donna imprenditrice anch’essa di origine cinese, elevando circa 7mila euro di multa, in quanto il numero di lavoratori in nero superava il 10 per cento della forza lavoro, sugli operai presenti al lavoro dell’irruzione. Essendo i due lavoratori dei clandestini, la sanzione è stata raddoppiata a circa 14mila euro complessivi. La Polizia Locale dell’unione del Rubicone e Mare dal canto suo ha accertato alcuni abusi edilizi, relativi all’allestimento di camere da letto per gli operai, in aree destinate invece all’attività industriale.

Questo dimostra che è stato scoperto un caso di sfruttamento della manodopera clandestina, in cui donne e uomini di fatto vivevano come dei topi, in quanto lavoravano, mangiavano, dormivano e facevano i propri bisogni nello stesso capannone dove producevano i capi di abbigliamento.

Del caso si sta occupando anche l’Ispettorato del Lavoro, i cui funzionari, sulla base del risultato del blitz delle forze dell’ordine, nella giornata di venerdì hanno notificato la chiusura temporanea dell’attività.

Ora l’imprenditrice cinese, in base alle norme, ha la possibilità di revocare questo provvedimento di chiusura, pagando una ulteriore sanzione di 2.500 euro.