ANNAMARIA SENNI
Cronaca

Prigioniero in Venezuela: "Mio marito è in un lager. Lo fanno morire, aiutateci"

L’appello di Maria Alejandra Portillo, compagna del cesenate Giancarlo Spinelli. "Da tre mesi è chiuso in un carcere orribile. Sta male. Pochi escono vivi da lì"

Maria Alejandra Portillo e Giancarlo Spinelli. In alto, proteste a Caracas (repertorio)

Maria Alejandra Portillo e Giancarlo Spinelli. In alto, proteste a Caracas (repertorio)

"Mio marito rischia di morire in carcere". È terrorizzata Maria Alejandra Portillo, moglie di Giancarlo Spinelli, nato a Cesena 59 anni fa, trasferito in Venezuela da tanti anni. E’ stato arrestato il 21 febbraio 2024 a Caracas, con le accuse di tradimento della patria, terrorismo, traffico d’armi e associazione a delinquere. Lei, venezuelana, da due settimane non ha notizie di lui.

Maria Alejandra Portillo, perchè suo marito è in carcere?

"È in prigione a Yare III, nello stato del Miranda. Prima era detenuto nel penitenziario Helicoide. Tre mesi fa, dopo un processo lampo, lo hanno trasferito in un carcere di comunità. Ci sono filmati che descrivono questo istituto: è un lager. Pochi escono vivi da lì. Temo per la sua sicurezza. I detenuti dormono a terra, trattati come animali".

Perché è stato arrestato?

"È stato imprigionato con accuse false. Qui in Venezuela i benestanti vengono arrestati con le scuse più assurde. Basta un messaggio critico sui social e sei fregato. O consegni grosse somme di denaro o, nel carcere, rischi di rimanerci a vita. Nei penitenziari non vengono rispettati diritti di alcun tipo".

Qual è il suo timore più grande?

"Temo che le cose si complicheranno, e lui morirà lì".

Prigioniero in Venezuela: "Mio marito è in un lager. Lo fanno morire, aiutateci"
Maria Alejandra Portillo, venezuelana, è sposata con il cesenate Giancarlo Spinelli, 59 anni, da tempo in America

Come sta suo marito?

"L’ho visto 20 giorni fa e da 15 non ho più sue notizie. Fonti diplomatiche mi hanno assicurato che è vivo. La sua salute è pessima. Soffre di diverse patologie: la sindrome dell’intestino irritabile, che richiede una dieta rigorosa, emorroidi per cui serve un intervento chirurgico, la sindrome di Crohn, e un’infezione a un dente fratturato".

Ha chiesto una misura alternativa al carcere per le cure?

"Mi sono affidata a un avvocato di Caracas. Ma nonostante i problemi di salute, non ha ottenuto gli arresti domiciliari".

In carcere gli hanno anche negato una visita medica…

"Sì, mesi fa aveva bisogno urgente di recarsi dal dottore. Dalla prigione abbiamo ottenuto solo un rifiuto".

Quante volte è riuscita a fargli visita?

"Nel penitenziario di Yare III solo due volte, ed è stato anche difficile portargli del cibo e dei vestiti puliti".

Si ricorda il giorno dell’arresto?

"Come potrei dimenticarlo. Era la sera del 21 febbraio del 2024. Eravamo in casa a Caracas, io, lui e i nostri cani. Non abbiamo figli. Le forze speciali hanno fatto irruzione nell’abitazione. Hanno portato via alcune cose e hanno arrestato mio marito senza darci spiegazioni".

Però aveva armi in casa?

"Riparava armi dell’esercito che venivano usate per il tiro a distanza. Ma maneggiava armi solo per lavoro. La sua occupazione principale era quella di architetto in un Comune vicino a Caracas".

Le istituzioni diplomatiche la stanno aiutando?

"L’Ambasciata a Caracas ha sensibilizzato le autorità venezuelane sulla delicata situazione di salute di mio marito e ha chiesto formalmente di poter conoscere i capi d’accusa. Ha anche trasmesso tre mesi fa una richiesta di visita consolare. Zero risposte".