Cesena, il quartiere Vigne non più il Bronx. "Siamo un’isola felice"

Viaggio nel quartiere dove si è consumato l’omicidio di Davide Calbucci. Ma chi ci vive assicura: "Quell’etichetta non ci appartiene più"

Il quartiere Vigne di Cesena

Il quartiere Vigne di Cesena

Cesena, 10 gennaio 2021 - Il fischio del treno si allontana in direzione sud, verso il mare. Resta il silenzio, e la brina adagiata sul verde della zona Vigne della stazione. Nessuno scricchiolio di valigia. Nessun via vai di auto. Di sabato mattina i camini delle fabbriche sono spenti, giù le serrande delle carrozzerie. Una coppia sfida il gelo correndo lungo il percorso che costeggia i binari. Un anziano spinge il nipotino sullo scivolo, non curandosi dello stereo a tutto volume dei ragazzi che bivaccano sulla panchina un po’ più in là.

Alle Vigne le case hanno ancora le luci di Natale accese, come a spazzare via le immagini di quel sabato mattina poco prima del giorno di Natale, quando ha perso la vita Davide Calbucci, o Tinco, come lo ricordano nel quartiere, ammazzato a coltellate nel parco Fornace Marzocchi. ‘La Buca’, per chi abita lì. "C’è stato un omicidio nel Bronx" rimbomba da quel momento in città. Utilizzando l’appellativo di comune utilizzo. Lì, dopo il fattaccio, gli sguardi torvi girano l’angolo nel dedalo delle vie fra i tanti condomini popolari che caratterizzano la zona residenziale. Fra l’erba birre, lattine squarciate e gratta e vinci stracciati. Per la mano della fortuna c’è ancora da aspettare.

Omicidio Davide Calbucci, Di Giacomo: "Non ricordo quante coltellate gli ho dato"

In via Vendemini un residente, avvolto in un cappotto scuro da lavoro, sfila la testa dal cofano dell’auto. Sorride. "Qui si sta benissimo – racconta –, mi sono trasferito in questo condominio 15 anni fa, mai un problema. Dove sono tutti? Vada dritto per di là, troverà piazza Partigiani. Sono tutti là". Torniamo a camminare. La piazza è da sempre il cuore della zona. Al centro c’è un parcheggio, attorno lo storico circolo (chiuso da tempo), negozi, bar, tabaccheria, edicola, pizzeria, supermercato, parrucchiere, barbiere. Ti serve qualcosa? Difficile restare senza. "Eravamo il Bronx negli anni ’70, ma non lo siamo più da un pezzo".

Daniele Casadei, l’edicolante è nato 62 anni fa nella casa di fronte. "Ho vissuto qui la mia infanzia – continua –. Quando ero piccolo c’erano le scazzottate fra ragazzini per il calcio, qui ci abitavano i capi ultras e c’era rivalità con il quartiere Fiorita". Poi si ferma, entra una signora per comprare il giornale. Tutto dentro è bianco e nero. "La mia squadra, la mia passione" urla in maiuscolo lo striscione sopra la cassa. "Si spacciava, leggiamo sui giornali che si spaccia ancora, ma alla stazione. Ricordo quando si organizzavano le olimpiadi delle Vigne, le gite, i tornei. Si ballava, ogni scusa era buona per fare festa al circolo".

Gli fa eco Nives Manzi, del Forno Valentini. "Le donne lavoravano tanto e hanno fondato i valori del quartiere – dice la sua –. La droga è arrivata da fuori, legata alla vicinanza con la stazione. Qui ci vivono tante famiglie, è un quartiere tranquillo, per me bellissimo". "E poi vedrà quando verrà realizzato il progetto maestoso del Quartiere Novello – specifica il presidente di quartiere Diego Pagliarani –. Al Comune abbiamo chiesto di apportare alcune migliorie al parco, come nell’area bimbi, e ci hanno dato conferma che verranno fatte".

"Sa solo cosa manca?" butta lì Monica Arrigoni, del bar della piazza. "Una piazza più verde da riqualificare con nuove aperture di negozi, com’era una volta. Per il resto c’è tutto". Sì, per i suoi abitanti, alle Vigne c’è tutto. E a discapito di quello che si pensa da fuori, c’è chi la chiama persino "la nostra isola felice".

false