
Mazzo di fiori sulla tomba di Aurelio Zaghini
Savignano sul Rubicone, ieri, ha ricordato il 37esimo anniversario della morte di Aurelio Zaghini, soprannominato "il vigile buono" che venne assassinato da banditi che il 26 ottobre 1987 alle 19 avevano appena messo a segno una rapina in una oreficeria del centro. Assassini mai assicurati alla giutizia terrena. Il sindaco Nicola Dellapasqua ha portato un mazzo di fiori sulla tomba di Zaghini e ha detto: "Savignano è orgogliosa di Aurelio, perché la sua dedizione ci rappresenta. Una dedizione che è andata oltre gli stretti compiti del mansionario e che rispecchia il senso di responsabilità e di attaccamento al paese e al dovere. Savignano vuole bene ad Aurelio per l’esempio che ha saputo dare".
La comunità di tutta la valle del Rubicone fu molto scossa da quel tragico fatto di sangue. All’agente vennero tributati gli onori per la dedizione al servizio, gli furono dedicati un concorso rivolto alle scuole dell’obbligo per elaborati scritti e disegni. Aurelio Zaghini lasciò la moglie Irene Sanchi, poi deceduta, tre figlie in giovanissima età Zaira, Patrizia e Sabrina e i nipoti che non hanno mai conosciuto l’eroico nonno. Ogni anno per loro è un nuovo dolore ed è come rivivere quei giorni tremendi. Nei primi dieci anni molte iniziative sono state fatte a Savignano per onorare la memoria e il senso di attaccamento al dovere di Zaghini. Nel luogo in cui fu assassinato, di fianco a piazza Kennedy, gli è stata intitolata una via, mentre una lapide lo ricorda sotto il loggiato del palazzo comunale. Il comune consegnò alla famiglia una medaglia d’oro e istituì una borsa di studio a lui intitolata. Una medaglia d’oro arrivò dalla Fondazione Carnegie. Il 23 dicembre 1988 il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga conferì una medaglia d’oro al valor civile ad Aurelio Zaghini, riconosciuto vittima del dovere. Una tragedia che non ebbe molta risonanza sui media e soprattutto quasi ignorata dalle reti televisive. In compenso ai funerali partecipò talmente tanta gente che quando il carro funebre entrò nel cimitero di Savignano, c’era ancora, sotto un pioggia battente, un fila di un chilometro e mezzo.
Ermanno Pasolini