LUCA RAVAGLIA
Cronaca

Alluvione due anni dopo. Via Ex Tiro a segno, le ferite non si sono ancora rimarginate

Franco Lucchi: "L’acqua mi arrivava al collo. Ho ricostruito tutto a mie spese, ma aspetto ancora tutti i soldi promessi dallo Stato". La palestra Champions: "Un passo alla volta e tanta solidarietà".

Franco Lucchi: "L’acqua mi arrivava al collo. Ho ricostruito tutto a mie spese, ma aspetto ancora tutti i soldi promessi dallo Stato". La palestra Champions: "Un passo alla volta e tanta solidarietà".

Franco Lucchi: "L’acqua mi arrivava al collo. Ho ricostruito tutto a mie spese, ma aspetto ancora tutti i soldi promessi dallo Stato". La palestra Champions: "Un passo alla volta e tanta solidarietà".

Il cuore, il carattere e l’orgoglio della Romagna sono tutti nel cortile di Franco Lucchi, quasi due anni dopo la tragedia dell’alluvione che il 16 maggio del 2023 spazzò via tutto quello che incontrò nelle strade e dentro le case vicino al fiume Savio. Via ex Tiro a Segno era e resta un simbolo di quello che è stato, così come la tempra di un uomo che ha passato gli ottant’anni e che nemmeno nei momenti più cupi si è piegato. Il punto dove era arrivata l’acqua è segnato da una riga tracciata sullo stipite della porta di ingresso: "Era fin lì, mi arrivava al collo. Fui l’ultimo a uscire, col portafoglio, il telefono e i documenti chiusi in un sacchetto di plastica, soccorso dai vigili del fuoco dopo mia moglie e mia figlia. Mia moglie purtroppo non è più qui con me. Restano i ricordi che porto nel cuore, ma per quello che riguarda gli oggetti materiali tante cose sono andate perse. Come le lenzuola e le coperte che aveva ricamato a mano e che valevano molto più di quello che qualunque negozio possa offrire".

Lucchi abbassa lo sguardo, gli occhi sono lucidi, ma il polso resta saldo. "Laggiù, quella porta. L’altra volta è lì che venni fotografato. E’ il locale dove tenevo la mia personale officina. Si scrostava tutto e allora ho rifatto il lavoro, io, con le mie forze e le mie capacità. Per quello che ho potuto. Perché in effetti i danni che ho subìto erano stati quantificati in 43.000 euro, me ne hanno promessi 17.000 e al momento me ne sono arrivati 8.000. Con in più tutte le trafile burocratiche che continuano a chiedermi. Come se non sapessero quello che è successo qui. Io però vado a testa alta, sono onesto, non ho certamene gonfiato i conti e ho deciso di rimboccarmi le maniche e fare da solo. Non ho debiti con nessuno, ho sempre pagato tutti. E’ lo Stato che ha debiti con me". Parlano i fatti. Le paratie che si è costruito, le porte nuove che ha realizzato, le tubature che ha collocato sotto al tombino al centro del cortile, più ampie e in grado di permettere più facilmente all’acqua di defluire. "Comprai questa casa nel 1972. Ci ho passato una larga parte della mia vita e come me hanno fatto tante persone che abitano qui vicino. Siamo una piccola comunità, ci conosciamo e ci sosteniamo a vicenda. Lo abbiamo fatto anche durante e dopo l’alluvione. Certo, il fiume è vicino e continua farmi paura. Anche se ora che gli argini sono stati puliti mi sento più tranquillo. Però quando piove, piove forte e a lungo, tornano i ricordi. Niente sarà più come prima. Mi faccio trovare pronto. Ce l’ho fatta nel 2023, ce la farò ancora. Ma, col cuore, spero davvero che non ce ne sia più bisogno". Poche decine di metri ed ecco la palestra Champions, un altro dei luoghi simbolo dell’alluvione. Enrico Sirri è sulla porta di ingresso di un mondo, il suo, che è stato colpito in maniera durissima, proprio appena dopo la fine della pandemia che già aveva provocato fortissime criticità. "E’ la passione che mi anima – racconta – quella che mi ha permesso di ottenere il riconoscimento della stella d’oro per meriti sportivi, arrivata dopo 40 anni trascorsi come dirigente appunto di una realtà sportiva. A un traguardo di questo genere non ci si si arriva per caso : è la dimostrazione dello spirito di chi, anche se colpito durissimamente, trova sempre la forza per rialzarsi".

E in effetti due anni fa la Champions era in ginocchio. Danni enormi in tutta la struttura, con locali completamente allagati e pure la centrale termica appena realizzata, completamente distrutta. "Siamo ripartirti da quella. Ora il 50% della nostra palestra è autosufficiente e adottiamo standard qualitativi, anche in relazione alla depurazione dell’aria, di primissima fascia". Eppure il 16 maggio 20023 tutto pareva perso. "Siamo rimasti chiusi per 20 giorni e per tutta l’estate non siamo riusciti a erogare acqua calda. Ma tantissimi nostri clienti ci hanno aiutato sia nella fase di pulizia, sia in quello che è venuto dopo, tornando a sottoscrivere tessere a abbonamenti. E’ per loro e grazie a loro che siamo ripartiti. Non per frase fatta, ma anche grazie ai 20.000 euro di sostegno che abbiamo raccolto grazie a una sottoscrizione e che abbiamo utilizzato per pagare gli stipendi".

L’area benessere era andata completamente distrutta, sono ancora in corso lavori per risanarla. Le sale per i corsi e per l’attività fisica sono invece operative. "Abbiamo effettuato interventi per circa 170.000 euro e abbiamo ottenuto i primi rimborsi. Ci sarebbe da fare ancora altrettanto, ma a dover anticipare i costi non è facile. Andiamo un passo alla volta. Il tutto senza dimenticare i danni alla galleria d’arte nei locali adiacenti. Il Ponte Nuovo ostruito faceva da tappo, è stato un incubo. Un incubo che non vogliamo rivivere. Chiediamo prevenzione, attenzione e rispetto". Lo scoro anno la palestra organizzò una festa in strada, invitando tutta la comunità. "Lo abbiamo fatto per ringraziare tutti quelli che ci sono stati vicini. Non lo ripeteremo. Il 16 maggio in via Tiro a Segno non c’è ragione per festeggiare".