REDAZIONE CESENA

"Se la gente leggesse più libri ci sarebbero meno guerre"

Il giornalista e critico letterario Piero Dorfles oggi pomeriggio alle 17 al palazzo del Ridotto presenterà ’Il lavoro del lettore’

Se il lavoro nobilita l’uomo, quello del lettore può essere considerato un mestiere a tutti gli effetti. Il valore della lettura è infatti al centro dell’ultimo libro del giornalista e critico letterario Piero Dorfles "Il lavoro del lettore" che sarà presentato oggi alle 17 al Palazzo del Ridotto in occasione della rassegna "La bellezza delle parole".

Dorfles, come nasce il suo ultimo saggio?

"Mi è capitato spesso di incontrare persone che leggono poco o hanno difficoltà ad affrontare la lettura. Un problema che riguarda tutti perché la mancanza di lettori è un limite per una nazione".

Perché siamo poco abituati a leggere?

"Non c’è un processo di avvicinamento alla lettura che cominci dalla famiglia, passi attraverso la scuola e continui con i mezzi di comunicazione e i messaggi della classe dirigente al Paese. Manca un valore diffuso della lettura e della cultura".

La lettura richiede competenze particolari?

"Sì, non bastano le competenze che insegna la scuola per andare avanti nel corso di studi. La lettura è più complessa, serve un addestramento per poterla affrontare in modo disinvolto e proficuo. La gente tende a leggere passivamente, mentre la lettura deve essere attiva, capace di senso critico".

Che valore aggiunto ha la lettura rispetto alle altre forme di intrattenimento?

"La lettura è un elemento attivo della nostra attività intellettuale mentre il cinema, la televisione e tutto ciò che propone prodotti completi e finiti non richiedono particolari sforzi. Quando leggiamo costruiamo con la fantasia lo scenario che l’autore ci ha messo davanti. Si tratta di un esercizio in più, ma produce anche la capacità di sognare, immaginare, pensare e avere idee diverse da quelle che sono già state date dagli altri".

Qual è il destino di un Paese di non lettori?

"Un futuro di declino. I dati dimostrano che i Paesi con un numero di lettori crescente hanno un PIL crescente e una capacità di incidere sui processi economici e sociali molto più alta. I Paesi dove si legge poco sono destinati a rimanere ai margini dello sviluppo internazionale. L’economia e il benessere nascono dalla cultura".

In un contesto conflittuale come quello odierno che ruolo ha la lettura?

"Se la gente leggesse più libri si combatterebbe di meno. Purtroppo c’è chi fa la guerra perché gli piace ed è difficile pensare che passi il suo tempo sui libri".

Cristina Gennari