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La sfida tra i due co capoluoghi: “Cesena sbaglia a contrapporsi a Forlì”

Paolo Lucchi, ex sindaco oltre Savio e presidente di Legacoop Romagna, non condivide le analisi sullo squilibrio tra i due territori della provincia. “Sono molto diversi tra loro, ma possono crescere ancora di più insieme”

Paolo Lucchi, presidente Legacoop Romagna

Paolo Lucchi, presidente Legacoop Romagna

Cesena, 4 gennaio 2025 – Sulla Provincia di Forlì-Cesena non bipolare e sbilanciata su Forlì, lamentata dal presidente del colosso cooperativo Orogel Bruno Piraccini, ha preso corpo un dibattito. Altri, a Cesena, si sono posti sulla sua scia. L’ex sindaco di Cesena e attuale presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi ha una posizione diversa e molto netta.

La provincia Forlì-Cesena è effettivamente sbilanciata su Forlì?

“A me pare francamente un dibattito poco utile e addirittura surreale. Due considerazioni. Per il nostro sistema d’impresa è da molti anni veramente difficile pensare a Forlì come a una realtà distinta da Cesena: molte delle aziende più rilevanti del nostro territorio operano indifferentemente su entrambe le aree e anzi, sempre più spesso, in tutta la Romagna. Lo stesso vale per università, sanità, acqua o trasporti”.

Sarebbe dunque un problema malposto?

“Fatico a pensare che, mentre l’intelligenza artificiale sta cambiando a ritmi serratissimi il nostro futuro, sia ancora possibile rinchiudersi all’interno di un confronto Forlì contro Cesena che già ci stava stretto negli anni ‘90 del secolo scorso”.

Eppure la percezione di Bruno Piraccini e anche di non pochi altri è che questo sbilanciamento esista, specie in termini di servizi e uffici pubblici fondamentali.

“Piraccini è persona di grande qualità e il problema che solleva non va preso con superficialità. Detto questo, altri sono ancora fermi alle rivendicazioni ideologiche sulla Fiera di Cesena, evidentemente dimentichi di come il Macfrut, dall’accordo del 2014 con la Fiera di Rimini, in dieci anni abbia ricavato il passaggio da evento nazionale a manifestazione europea che compete alla pari con Berlino e Madrid, e ha potuto riversare sulla riqualificazione di Pievesestina milioni di euro?”.

Tornando a Cesena e Forlì, non c’è squilibrio?

“A mio parere no semplicemente perché sono profondamente diverse tra loro: Forlì è più dotata di alcune infrastrutture strategiche come l’aeroporto e di uffici pubblici fondamentali, come Tribunale e Questura, nonché la Fondazione Carisp che garantisce risorse rilevantissime allo sviluppo culturale e sociale. Cesena invece è cresciuta attorno a un sistema imprenditoriale vivacissimo in ambito cooperativo se pensiamo a Orogel, Amadori, Apofruit, Cac e non solo, se consideriamo Technogym e Trevi. Vanno aggiunti un centro storico e una vivibilità diffusa che tanti invidiano per qualità”.

Territori diversi, lo dice lei, e neppure bene collegati.

“Proprio per questo lo sviluppo dell’uno non potrà che essere affiancato a quello dell’altro, ad esempio collegando meglio Cesena e Forlì attraverso una via Emilia rivista e integrata con la secante e con la tangenziale”.

Il futuro di Cesena e Forlì sta nell’integrazione romagnola?

“Non può che essere così. Al tavolo regionale sul futuro dei sistemi sovraterritoriali, sanità, università, acqua, trasporti, ma anche fiere, aeroporti e prospettive di protezione dai rischi alluvionali, così come sui problemi per le imprese a reperire personale e sul grande tema casa, ci si dovrà presentare assieme in chiave di integrazione romagnola e non in una logica di competizione tra Forli e Cesena”.

Il sindaco Lattuca ha proposto di portare la Questura a Cesena.

“Il tema delle sedi delle forze dell’ordine va valutato senza tabù. So che il questore Claudio Mastromattei ha attenzionato la questione sin dal suo arrivo. In ogni caso, questo tema, come altri di evidente peso strategico, non può divenire ragione di conflitto tra territori. Tra l’altro, così come lui stesso ha confermato al Carlino, anche il sindaco Zattini ha ben chiaro il problema e ci sta lavorando concretamente”.