"Tanti sacrifici per diventare calciatore"

Il capitano del Cesena Andrea Ciofi si racconta: dai panini mangiati in macchina dopo la scuola alle rinunce alle uscite con gli amici

"Tanti sacrifici per diventare calciatore"

"Tanti sacrifici per diventare calciatore"

Andrea Ciofi, quando ha pensato che il calcio avrebbe potuto essere la sua strada?

"Il primo anno che ho iniziato a giocare a calcio avevo otto anni, giocavo nella squadra del mio quartiere a Roma, poi c’è stata una partita in cui c’erano gli osservatori della Roma a vedere i ragazzi e mi hanno fatto fare tre provini, poi mi hanno selezionato ma ancora non mi rendevo conto. A trediciquattordici anni ho iniziato a capire come funzionava, e a crederci".

Quali sacrifici ha dovuto fare per arrivare dove è adesso? "Tanti i panini mangiati in macchina dopo scuola per andare all’allenamento e poche uscite il sabato e la domenica con gli amici perché poi in un settore giovanile come la Roma già mi allenavo praticamente cinque volte a settimana più la partita, quindi i pomeriggi erano pochi. Sicuramente la cosa che mi è mancata di più nell’infanzia è stata quella di uscire con gli amici. Da una parte è stata una fortuna però ci sono anche tanti compagni che non riescono in questo grande sogno. Magari hai dato tutta la tua vita per una cosa e poi non ci riesci. Ho giocato con duecento ragazzi alla Roma e ora ne giocano trentaquaranta quindi io mi ritengo fortunato in questo".

Cosa le è servito di più per diventare calciatore?

"Ho visto ragazzi che a diciotto anni erano fortissimi, però non dedicavano tutto il loro tempo al calcio e se non dedichi tutto il tuo tempo a una cosa non ci riesci. Anche ora, a ventitré anni, se non dedico tutta la mia vita al calcio e a essere una persona seria rischio di arrivare a ventotto anni senza realizzare il mio sogno: giocare con la Roma".

E al Cesena quali sogni ha? Le vostre ambizioni sono cambiate in questi anni?

"La mia ambizione è sempre stata quella di portare il Cesena dove l’avevo lasciato, cioè in serie B; però io sono sicuro che questa squadra meriti la serie A, quindi l’obiettivo finale rimane quello di raggiungerla e penso che col tempo potremo riuscirci".

Come avete vissuto il fallimento della società?

"È stato un momento brutto perché veder scomparire una società così importante, con così tante persone che ti vengono a vedere allo stadio non è bello, però poi siamo riusciti a riprenderci e ad andare avanti quindi con il lavoro di tutti quanti siamo diventati una nuova società anche più motivata di prima".

Qual è stato il momento più bello in questi anni?

"Il momento più bello è stata la promozione in Serie C, quando abbiamo vinto il campionato. È stato un grandissimo sforzo, anche perché in quell’anno siamo partiti da zero, perché non c’erano quasi le magliette per giocare. Infatti la prima partita l’abbiamo giocata senza il cavalluccio sul petto, perché non si poteva usare. Quindi siamo partiti dal niente e siamo arrivati il 5 maggio a festeggiare tutti insieme in piazza con i tifosi".

Abbiamo visto tutti una grandissima spinta da parte dei tifosi soprattutto nello scontro diretto tra Cesena e Reggiana, vi spronano a fare meglio? "Sì, e questa è la fortuna nel giocare nel Cesena, soprattutto in questa categoria, perché l’ambiente che c’è qui, non lo trovi neanche in serie B in alcune piazze. Perché la gente è calorosa, la gente che ti incontra per strada e ti chiede di dare il massimo la domenica per poter vincere la partita. È il nostro valore aggiunto. Perché vedere 17.000 persone che stanno dalla tua parte, che ti spingono a vincere la partita, è la cosa più bella".

Luca Abatangelo, Samanta Alushi, Simone Biondi, Pasquale Bova, Steven Fattori, Luca Magnani, Alessio Mullalli, Filippo Proli, Carolina Starnini Classe III G della Scuola Media ’Dante Arfelli’ Cesenatico