REDAZIONE CESENA

"Turni estenuanti E il riposo è un optional"

"Mancano lavoratori perché le condizioni sono peggiorate e la stagione è corta"

Francesco Marinelli, segretario generale della Cisl Romagna, partiamo dal tasto più dolente. Il lavoro in nero tra gli stagionali è ancora così diffuso?

"Purtroppo sì. Se i contratti offerti rispettassero tutte le condizioni di legge previste non ci sarebbero problemi, ma la realtà è che vengono fatte delle proposte di lavoro estenuanti con 15 ore di impegno al giorno, e si chiede di lavorare per 60 ore a settimana. Spesso poi il giorno di riposo è un optional, mentre la normativa prevede che il lavoratore abbia almeno un giorno di riposo a settimana e contratti di 40 ore"

Cosa è cambiato nel tempo?

"Fino a 10 o 20 anni fa, le condizioni lavorative erano migliori e gli stipendi più alti. Erano molti i giovani che cercavano un lavoro estivo".

Qual è lo stipendio minimo previsto?

"Per un apprendista, nel livello più basso, nel settore turismo è previsto dal contratto nazionale uno stipendio di 1.060 euro netti al mese (questo per un commì di cucina o di sala, al sesto livello) per 40 ore a settimana. Si può andare oltre ma viene considerato straordinario. Per un barista o un cameriere di quinto livello sono previsti dai contratti nazionali 1.120 euro netti al mese, sempre per 40 ore a settimana. Questo è il motivo per cui il lavoro stagionale non è più allettante come un tempo. A questo si aggiunga il fatto che la stagione estiva si è accorciata e si concentra su pochi mesi e su periodi di vacanza limitati al weekend. Un turismo mordi e fuggi che richiede un impiego di personale per tempo più limitato, e così la paga diminuisce".

Qual è la soluzione?

"Bisogna ‘allungare’ le stagioni, puntando su eventi ulteriori anche lungo la costa, come eventi sportivi, eventi culturali e non solo concentrarci sulla fruizione del mare. Un turismo di qualità con personale di qualità".

Il reddito di cittadinanza ha davvero influito sulla diminuzione di personale come tanti mormorano?

"Questi sono luoghi comuni, non è colpa del reddito di cittadinanza, e neppure è vero che i giovani hanno meno voglia di lavorare. Il problema è che oggi spesso si viene messi in regola con contratti part-time e poi si chiede di fare orari allucinanti arrivando appunto a 50-60 ore a settimana. Un fenomeno che porta all’evasione fiscale e al mancato versamento contributivo. Una parte importante di lavoratori si rivolge al sindacato lamentando anche che il giorno di riposo non viene rispettato. A livello nazionale, lo scorso anno nella settimana di Ferragosto, nella ristorazione sono state denunciate il 70 per cento di irregolarità tra i dipendenti".

a.s.