LUCA RAVAGLIA
Cronaca

Un aereo caduto sulle ali della memoria

Alessandro De Varti ha individuato due testimoni di un incidente di guerra nel 1944 nelle campagne di San Vittore

di Luca Ravaglia

La sveglia di Vito Medri e Natale Battistini, 77 anni fa, era il rumore degli aerei, i caccia tedeschi che decollavano dalla base di Forlì per perlustrare il cielo romagnolo, nel quale la presenza degli aerei Alleati diventava giorno dopo giorno sempre più massiccia. Sentivano i rumori e scappavano, a volte verso le colline di Saiano, a volte in direzione opposta, guadando i torrenti e spostandosi da una linea all’altra del fronte, sperando costantemente di non essere scambiati per spie. E di non venire uccisi. Fino a quando, il 26 agosto 1944 uno di quegli aerei cadde a due passi da loro.

A ricostruire gli eventi è stato il carabiniere cesenate Alessandro De Varti, appassionato di storia bellica e in particolare della ricerca dei resti dei mezzi che attraversarono il nostro territorio durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. "A darmi le informazioni giuste dalle quali partire – racconta – è stato l’amico Enzo Lanconelli, dell’associazione Aerei Perduti del Polesine, che era entrato in possesso di un mattinale redatto dalla Prefettura di Forlì nel quale si citava la caduta dell’aereo nelle vicinanze di San Vittore e contestualmente del certificato di morte del pilota, Martin Ringel, che perse la vita a soli 22 anni". Così De Varti, profondo conoscitore del territorio, ha iniziato le ricerche, arrivando a mettersi in contatto con Medri e Battistini di Tipano, che ai tempi dei fatti avevano poco più di dieci anni. "I ricordi sono nitidi come se tutto fosse successo ora – entrambi si emozionano nel ripensare agli anni di un’infanzia terribile, col padre di uno che scappava tra le campagne e la montagna e il fratello dell’altro che tornava finalmente a casa per riabbracciare la famiglia – Vedemmo gli aerei affrontarsi in cielo e vedemmo quelli tedeschi venire abbattuti. Uno in particolare planò verso di noi, tanto vicino che potevamo quasi vedere il pilota. Non si lanciò col paracadute, tentò un atterraggio di fortuna e in parte ci riuscì, perché il velivolo non si schiantò, ma prese comunque fuoco. Laggiù, oltre il nostro fienile".

Di quello che c’era allora, oggi non resta quasi niente, a parte la vecchia casa vicino alla quale il caccia terminò la sua corsa. Medri saltò in bici per raggiungerlo, ma i familiari lo bloccarono. Chi invece riuscì a intervenire fu chi si trovava più vicino, Gino Pieri, che oggi non c’è più, e che è il nonno del noto cantante cesenate Marcello. Provò a soccorrere il ferito, estraendolo dalle lamiere, ma poco dopo se lo vide morire tra le braccia. "Ho controllato col metal detector tutta la zona – conclude De Varti – che spesso in passato è riuscito a trovare resti dei mezzi e informazioni aggiuntive da comunicare, tramite Lanconelli, alle autorità degli Stati di appartenenza dei militari e di conseguenza alle rispettive famiglie – ma non ho rinvenuto nulla di rilevante. Mi ha comunque emozionato riuscire a ricostruire le vicende grazie ai ricordi dei testimoni diretti: continuerò a cercare, qui e altrove, per trovare altre risposte alle tantissime domande sulla nostra storia che ancora aspettano irrisolte".