Salvaguardare una specie a rischio di estinzione, nel caso dell’anguilla europea ha anche un risvolto economico. La pesca dell’anguilla negli ultimi tempi ha avuto un crollo verticale, con il numero di esemplari in mare, fiumi e valli, ridotto del 90 per cento. Nella sola Valle di Comacchio dove negli anni ’60 c’era una produzione annua di 300 quintali, oggi se ne commerciano 30. Occorre salvare la specie e l’Europa ha adottato il progetto Lifeel, per difendere un animale marino minacciato dalle attività dell’uomo sugli habitat naturali, dell’inquinamento e della pesca incontrollata. Lo scorso mese di luglio il gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, sempre in collaborazione con la Capitaneria di Porto, aveva liberato circa 3 milioni di larve e una trentina di adulti, di cui venti femmine di 7-8 anni già pronte per la migrazione e dieci maschi, provenienti dalle Valli di Comacchio e dal nord Adriatico, e qualche esemplare dalla laguna toscana di Orbetello nel Tirreno. Il progetto del corso di laurea di Cesenatico, che fa parte dell’Università di Bologna, pone nuove prospettive con respiro internazionale. I primi esperimenti avevano infatti portato alla scoperta, tramite dei rilevatori gps, di alcuni esemplari rilasciati in Grecia al confine con la Turchia, segnalati poi in Sicilia. Adesso si compie un passo successivo, perchè conoscere meglio la vita di questa specie, potrebbe dare risposte anche sul crollo verticale della sua presenza e quindi nella commercializzazione.
g.m.