
Una vita a bordocampo, col Cesena nel cuore Golinucci: "Lo stadio è la mia seconda casa"
I calciatori vanno, i tifosi restano. A Cesena, se parli di calcio, di tifosi speciali ne trovi tanti, tantissimi. Ma probabilmente uno solo che da 44 anni vive in simbiosi col campo da gioco, piedi sull’erba e sguardo fisso su ogni pallone. E’ Vincenzo Golinucci, che si gira solo se lo chiami ‘Netzer’ (per via della tremenda somiglianza con l’ex calciatore tedesco), ha 75 anni che non si sente addosso ed è un punto di riferimento per l’intero mondo pallonaro cittadino, che in tante occasioni gli ha tributato un affetto e una stima sinonimi di amicizia vera. E profonda.
Golinucci, ‘Netzer’, cominciamo dal recentissimo passato. "Cesena-Entella di Coppa Italia?".
Ciofi segna, dribbla tutti e corre ad abbracciarla.
"Mi ha fatto un grande regalo. Mi sono emozionato, è stato davvero un bel momento, impossibile da dimenticare. E che mi fa soprassedere sul fatto che nella concitazione del momento coi suoi scarpini mi ha pestato il ditone del piede… Ne è valsa comunque la pena".
Come è nata l’amicizia?
"Grazie alle caramelle. Prima di ogni partita sono abituato a regalarne un po’ in giro. Solo che c’è chi approfitta e ne arraffa a piene mani. Ho scoperto che a lui piacciono quelle alla menta e così quando il magazziniere va a preparare le divise, mi intrufolo anche io e in corrispondenza della sua maglia, ne lascio sempre tre, per essere sicuro che non resti a secco".
Quando è entrato in questo mondo?
"Frequentavo l’ambiente delle squadre giovanili al tempo in cui Tiberi allenava la Primavera. All’inizio non voleva vedermi intorno, perché non apprezzava i miei capelli lunghi, poi ci conoscemmo meglio e fu lui ad accompagnarmi in società facendomi avere il mio primo contratto di 600.000 lire. Altri tempi". E’ sempre rimasto legato ai giovani.
"Frequentare i giovani fa restare giovane. Ho fatto l’accompagnatore per tante squadre, girando per mezza Italia. La svolta arrivò grazie a Edmeo Lugaresi, che in dialetto mi disse di andare all’autoscuola ‘Stadio’ a prendere la patente per i pulmini, che me la avrebbe pagata lui. Detto fatto".
Lo stadio.
"E’ la mia seconda casa. Abito a 200 metri da lì e lì ci passo ogni giorno. Ricordo le estati nelle quali andavo al campo, a controllare se il sole ‘bruciava’ l’erba. Questo mondo lo sento mio, fino al midollo. D’altra parte guardare i cantieri non fa per me".
Allora torniamo al campo e ai calciatori. Altre amicizie importanti?
"Dire che vado d’accordo con tutti non è una frase fatta. Sono allegro, amo scherzare, molti lo apprezzano".
Troppo diplomatico.
"Allora faccio due nomi: Colucci e Appiah . Col primo ci sentiamo ancora, a volte andiamo a mangiare insieme. Col secondo il feeling nacque quando lo accompagnai di notte all’aeroporto di Bologna. Credeva che lo facessi per essere pagato, stavo solamente facendo un favore a chi mi aveva chiesto aiuto".
Il soprannome.
"Me lo diede Baldazzi, storico commerciante del centro storico. Da allora sono ‘Netzer’ per tutti. Tranne che per Gabriele Valentini, che mi ha sempre chiamato Giorgio".
Ma lei si chiama Vincenzo.
"Vincenzo Giorgio, per essere precisi. All’anagrafe ho il doppio nome. A farla semplice sarei Vincenzo, ma evidentemente a lui piace più Giorgio...".
Coordina il servizio dei raccattapalle.
"Ho istruito non so quante generazioni di ragazzini: se siamo in vantaggio, il pallone si restituisce con calma, se dobbiamo recuperare, ogni secondo è prezioso".
Accompagna anche i giovani atleti agli allenamenti.
"Li recupero in stazione alla fine delle lezioni, li porto a Villa Silvia, mi guardo gli allenamenti e poi faccio il viaggio di ritorno". Del calcio femminile che dice?
"Che sono dirigente del Ravenna Women. Abbiamo un buon settore giovanile e la prima squadra è andata in B. Ci aspetta il derby col Cesena".
Descriva Vincenzo Golinucci, in arte Netzer, nel suo momento ideale.
"Allo stadio, durante la partita, con due palloni sottobraccio. Mentre sorride".