Rimini ’04, trasferta indimenticabile

Semifinale d’andata playoff per la B. I bianconeri raggiusero il ’Neri’ in auto, scooter ed anche in barca

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di Luca Ravaglia

‘Io a Rimini scavalco’ diceva lo striscione appeso in zona Zuccherificio quando l’aria del derby cominciava a tagliarsi a fette e i tifosi del Cavalluccio contavano le ore preparandosi al l’esodo. Il 30 maggio 2004 sul piatto c’era l’andata della semifinale playoff con vista sulla serie B. C’era il sole, era caldo e si andava in riviera per non fare ’prigionieri’, con la consapevolezza che i conti si sarebbero chiusi una manciata di giorni dopo, nel ritorno al ‘Manuzzi’.

La truppa di mister Fabrizio Castorri andava con l’animo in spalle, ma serviva dare uno di quei segnali impossibili da ignorare per chiunque fosse in campo e qualunque fosse il colore della sua maglia. All’apertura della prevendita, la biglietteria del Centro Coordinamento venne invasa, i primi pigiati contro la porta pare fossero lì da settimane, forse da mesi, per essere sicuri di guadagnarsi un tagliando. I posti disponibili evaporarono e con quelli si fece largo la convinzione che al ‘Romeo Neri’ almeno per un giorno si sarebbe potuto tornare alla tv degli anni ’60: spettacolo in bianco e nero.

Ma non bastava essere in tanti e aver fatto incetta di caramelle per la gola, serviva il colpo di teatro. Che arrivò, eccome se arrivò, perché da queste parti della Romagna la creatività è in dotazione col dna: si decise di andare via mare, sbarcando al porto e in qualche modo puntando allo stadio. Arrivò anche limmancabile slogan: ‘Senza paura’ che venne vergato in grandi caratteri neri sulle t-shirt bianche preparate per l’occasione. Diventeranno cimeli, come ogni ricordo di una giornata impossibile da dimenticare.

Partenza da Cesenatico, con il grattacielo come sfondo e le bandiere del Cavalluccio tutto intorno. Si andò usando le motonavi che sarebbero state usate solo dai turisti, ma che quel giorno sembravano incrociatori. Si canto e ci si abbronzò, perché del sole si è già detto e dello spirito della ciurma, a immaginare tanto, è ancora niente. Mare calmo, traversata breve, perché in effetti i ‘cugini’ abitano vicino. Ci fu anche chi partì in scooter, formando una carovana lungo la via Emilia, ma vuoi mettere col fascino della crociera?

A presidiare lo sbarco c’erano forze dell’ordine in quantità e una serie di bus arancioni – non di ultimissima mano – pronti a fare da navetta verso il ’Romeo Neri’. Si trasbordò e si ripartì, braccia e bandiere fuori dai finestrini, urla rivolte a chiunque passeggiasse sul marciapiede. Nonne comprese. Cori e sfottò, ma niente, veramente niente sopra le righe. E questa fu probabilmente la parte più bella dell’intera giornata, perché puoi vincere o perdere, ma allo stadio devi andarci per divertirti, punto e basta. E in effetti quel 30 maggio 2004 a Rimini ci si divertì un bel po’, soprattutto all’inizio, quando dopo 15 minuti Bernacci piazzò il colpo dello 0-1 che sapeva già di ko. Al 60’ il Rimini pareggiò con Docente, ma in fondo non importò, perché poi tanto al ‘Manuzzi’ non si passa.

E al ‘Manuzzi’, con Castorri in panchina e tutta una città che spingeva, vinse chi giocava in casa e ci credette di più. Il Cesena andò in finale, affondò pure il Lumezzane e si prese il suo meritato posto in cadetteria. Quello per cui ha presentato domanda anche quest’anno.