Civitanova, acido e coltellate alla ex: "Ti ammazzo, tanto non mi fanno niente"

La folle aggressione del macedone nel racconto dei testimoni: le urlava di tutto

I soccorsi alla donna (foto De Marco)

I soccorsi alla donna (foto De Marco)

Civitanova Marche, 22 novembre 2018 – Mentre era rannicchiata in terra, ferita dalle coltellate ricevute all’addome e alla schiena, lui la insultava e la minacciava. «Mi hai fatto perdere tutto. Io non ti ammazzo oggi, ma ti ammazzo domani. Tanto la polizia non mi fa niente, la chiamo io». È quanto avrebbe detto, secondo i testimoni sentiti dalla polizia, il 32enne macedone Sheval Ramadani, comparso davanti al gip martedì mattina per la convalida degli arresti dopo l’agguato di sabato ai danni della ex. Anche per questo temperamento violento e per la manifestata ostinazione a volere uccidere la ragazza, nonché per il pericolo di fuga – essendo il macedone irregolare in Italia – il giudice lo ha lasciato in carcere, non ritenendo né i domiciliari, né i dispositivi elettronici di controllo sufficienti a garantire la sicurezza della 30enne romena, ricoverata all’ospedale di Civitanova dopo avere subìto, sabato sera, un intervento chirurgico in urgenza per tamponare l’emorragia provocata dalla coltellata, ricevuta al fegato.

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Il macedone, anche durante l’interrogatorio reso in commissariato dopo la cattura, ha ammesso che voleva uccidere la ragazza. «Mi tradiva con altri uomini conosciuti al night dove lavora», ha detto, e quindi la reazione rabbiosa, in un raptus di gelosia, perché lei di andare a vivere con lui, che cercava casa a Civitanova, non voleva saperne. In aula, al gip, ha riferito di essersi pentito e di avere agito in un momento di disperazione, versione però non compatibile col fatto che aveva acquistato il coltello due giorni prima dell’agguato e due ore prima l’acido muriatico che le ha lanciato in faccia. Tali elementi hanno convinto il giudice della premeditazione e della ferma intenzione di uccidere e se non c’è riuscito, è perché la ragazza si è rifugiata al ristorante «Tonno e salmone», dove il titolare, Riccardo Scoponi, non ha esitato a lanciarsi contro l’aggressore e a disarmarlo, prima che potesse sferrare la coltellata mortale.

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«Acido acido», gridava la ragazza tenendosi le mani sul volto, per fortuna non sfregiato, prima che l’ex la inseguisse all’interno e fin dentro la toilette per accoltellarla più volte. La 30enne non è stata ascoltata dagli inquirenti e l’orientamento della Procura è di acquisirne la testimonianza solo dopo le dimissioni dall’ospedale. «Anche oggi (ieri, ndr) le sue condizioni sono buone. Gradualmente sta migliorando e ha ripreso a mangiare. Il quadro clinico fa immaginare che sia possibile dimetterla entro la prossima settimana, forse sabato», fa sapere Stefano De Luca, primario della equipe medica, che ha operato la 30enne.

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