Covid: Silvano Migliorelli di Civitanova guarito dopo 40 giorni in ospedale

L’odissea dell’ex barista Silvano Migliorelli: ho attraversato tutti e tre i moduli dell’astronave, lì dentro eravamo come una famiglia

Silvano Migliorelli, 78 anni, barista in pensione, è guarito dal Covid

Silvano Migliorelli, 78 anni, barista in pensione, è guarito dal Covid

Civitanova Marche, 3 febbraio 2021 - "L’esperienza è stata terribile, fortunatamente ne sono uscito bene anche se avverto ancora molta stanchezza. Il Covid è una brutta bestia, personalmente ho un sacco di gente da ringraziare e lo faccio volentieri". Silvano Migliorelli è un giovanotto di 78 anni, barista in pensione, conosciutissimo in città per la sua ironia e il suo spirito battagliero e critico con tutti e su tutto. Oggi racconta la sua esperienza. Bruttissima.

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Tutto è cominciato a novembre. "Avvertivo dei sintomi strani – dice –, mai avuti prima. Niente appetito, dolori alle articolazioni, soprattutto alle gambe. Niente febbre. A casa abbiamo deciso tutti di fare il tampone: il primo viene fuori negativo, il secondo positivo. Stessa cosa per mia moglie, ma lei in forma molto più leggera. Il medico mi prescrive l’immediato ricovero, io non volevo ma la famiglia mi ha costretto". E qui comincia un’odissea che Migliorelli non riesce a raccontare se non con qualche vuoto di memoria edun po’ di confusione.

"Non me la ricordo tutta, la mia esperienza – spiega –, in particolare non ricordo le prime fasi. Mi dicono che sono stato portato al pronto soccorso dell’ spedale cittadino, ma solo di passaggio, ospitato in un container. Sono rimasto lì per poco tempo, poi sono stato trasferito a Macerata, periodo che ricordo un po’ meglio. Ero solo in un cameretta con una televisione a farmi compagnia. A Macerata però la situazione si aggrava e allora sono stato trasportato al Covid hospital di Civitanova dove i ricordi cominciano di nuovo a sfumare, anche perchè ero stato sedato".

L’odissea di Silvano Migliorelli dura, in tutto, una quarantina di giorni. A Civitanova viene intubato e sottoposto a tutte le attenzioni del caso. Dopo alcuni giorni, non sa dire quanti, i ricordi tornano più vivi. "Ho attraversato tutti e tre i moduli di quella che chiamano ’astronave’ – racconta –. Capivo tutto, con il capo dentro quel casco ventilato che ti toglievano solo quando dovevi mangiare. Il miglioramento è stato lento e graduale; piano piano è tornato l’appetito, sempre sotto ossigeno, fino a che i valori si sono normalizzati".

Silvano Migliorelli parla anche di rapporti sociali con i suoi compagni di modulo. "Non ci si conosceva ma si parlava, si diventava amici, ci si faceva coraggio a vicenda. Si era una famiglia, quella famiglia che a me e a tutti noi mancava per comprensibili motivi". Un’odissea lunga e sofferente durante la quale ha potuto toccare con mano la profonda umanità e la grande professionalità di chi si prendeva cura dei contagiati. "Un servizio straordinario, e vorrei che ciò venisse sottolineato a lettere cubitali – dice –. Medici, infermieri e Oss ci curavano ma ci facevano anche compagnia, ci rassicuravano, dimenticavamo quasi quello che stavamo attraversando. Sono stati tutti straordinari. Il dottor Yuri Rosati non mancava giorno che non mi venisse a trovare e aveva sempre parole di conforto per tutti. Tutti rinchiusi in quegli scafandri, vedevi solo dai loro occhi le premure e le attenzioni che avevano per noi. Grazie a tutti".

E adesso? "Adesso eccomi qua. Ancora un po’ acciaccato e debole ma sto bene e la posso raccontare. Il Covid lascia sempre un segno in quelli che colpisce duramente, ma oggi posso dire a me stesso di averlo sconfitto e a tutti gli altri che non lo hanno conosciuto di fare attenzione. È una bestiaccia infida ed è bene essere prudenti per evitarla".