Medico no vax Civitanova: "Il non poter stare in reparto mi ha segnato"

Squadroni racconta la sua distanza per tre mesi dall’ospedale: "Per scelta io e mia moglie non ci siamo vaccinati. Visti come animali"

Civitanova, 5 novembre 2022 - "L’esperienza della sospensione mi ha lasciato dei segni, ci consideravano animali. Ora voglio una pacificazione sociale". E’ il racconto del dottor Paolo Maria Squadroni, medico del reparto di Medicina dell’ospedale di Civitanova, sospeso a inizio settembre dello scorso anno per non essersi sottoposto alla vaccinazione da Covid 19 e reintegrato solo perché aveva contratto la malattia. Squadroni, che alle scorse comunali si è anche candidato a sindaco di Civitanova, non ha mai smesso di portare avanti la sua battaglia contro l’obbligo vaccinale, anche attraverso petizioni su base nazionale "cui hanno aderito – spiega –, a stragrande maggioranza, gli operatori sanitari vaccinati con tre dosi". Era arrivato a raccogliere centinaia di firme. Una battaglia che ora, in parte, gli viene riconosciuta.

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Paolo Maria Squadroni (foto De Marco)
Paolo Maria Squadroni (foto De Marco)

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Squadroni, ci racconti la sua vicenda di medico sospeso. "Ho interrotto il mio lavoro, per non essermi vaccinato, a settembre 2021. Il mese seguente sono stato sospeso direttamente dall’Ordine dei medici. Consideri che a febbraio dello stesso anno avevo contratto il coronavirus e quindi vantavo una protezione naturale. La mia richiesta era che fosse applicata la circolare dell’Istituto superiore di Sanità, che parlava di dodici mesi. Dunque, avrei potuto lavorare fino a febbraio 2022, invece si è deciso di applicarla in senso restrittivo e dopo sei mesi avrei dovuto vaccinarmi".

Per quale motivo non lo ha fatto?

"Non sono contrario al vaccino, i vaccini sono parte della storia dell’uomo. Sono a sfavore dell’obbligo perché a mio avviso si basa su una menzogna: non è vero che il siero blocca la trasmissione del virus. Non mi sono sottoposto alla profilassi, inoltre, perché essendo stato raggiunto dalla malattia disponevo già di una protezione naturale molto importante. Ed essendo un soggetto passato per il Covid, temevo gli effetti collaterali della vaccinazione. D’altronde c’era stato il caso di Stefano Paternò, il militare morto proprio per questo motivo".

Poi è tornato in corsia.

"Sono stato reintegrato perché ho preso il virus una seconda volta, lo scorso dicembre. Ma nonostante sia stato un periodo breve (tre mesi circa, ndr), la cosa mi ha segnato parecchio".

In che senso?

"Con mia moglie, infermiera, ho fatto una scelta. Siamo stati considerati dei poco di buono, degli spostati di mente. La gente ci guardava come animali. E’ stata dura sopportare tre mesi, costretti ai margini della vita sociale e lavorativa. Avverto ancora il livore delle persone e trovo un gran dispiacere quando vedo tanta cattiveria scatenarsi sui social, sotto agli articoli in cui si parla di me o di colleghi che la pensano così".

Ora il nuovo governo ha deciso per il reintegro dei sanitari sospesi, che ne pensa?

"E’ un fatto che va interpretato in maniera positiva. Ma lo si reputi un punto di partenza, non certo un arrivo. La battaglia è ancora lunga, bisogna pacificare la società e abbattere l’idea che chi non si è vaccinato è un nemico della scienza, un egoista, insensibile al bene pubblico e perciò un immorale. Non si può pensare che chi non si sottopone al siero meriti la sospensione da lavoro e stipendio e l’allontanamento dalla vita pubblica".