Dentro le celle una polveriera sottovalutata

Bologna, 10 marzo 2020 - Dai guai e dalle emergenze si impara sempre qualcosa. Nel bene o nel male. Assolutamente nel male se osserviamo la fiammata di rivolte che in 24 ore ha coinvolto oltre 20 carceri con morti, feriti, devastazioni, incendi dopo la decisione del governo di sospendere le visite per prevenire contagi. Un disastro sorprendente nelle sue dimensioni, partito da Modena e poi esteso a San Vittore, Rebibbia, Melfi, Velletri, la Dozza di Bologna con 900 detenuti in assetto di guerra armati di bastoni.

Ci siamo resi conto che se i detenuti (un terzo stranieri) fanno sul serio il sistema è fragile come carta velina. E infatti il popolo carcerario non ha trovato resistenza alla guerriglia. Il sistema fa acqua, la ribellione violenta è facile. Certo, dietro le sbarre è tutto più complicato e frustrante, ogni problema viene amplificato, la rabbia di chi passa la vita dentro è sempre pronta ad esplodere. E se accade, come ora, non è un caso. Gli agenti di custodia raccontano una realtà infiammabile, ma chi governa promette e non mantiene, finge di vedere e non guarda. Il risultato recente registra 8 morti, diversi feriti fra agenti e operatori sanitari, danni per milioni.

Scene da Sudamerica. Strana, la società italiana. L’epidemia ci fa scoprire che i penitenziari sono bombe ad orologeria con allarmi inascoltati, che nell’emergenza sanitaria siamo in deficit di reparti di terapia intensiva, che mancano i medici e richiamiamo i pensionati. Finirà la maledizione venuta dalla Cina e allora bisognerà ricostruire, compreso il sistema di comunicazione del governo che, fra l’altro, nella polveriera carceri non ha avuto l’avvertenza di annunciare in modo morbido lo stop ai colloqui o sostituirli con alternative. In mezzo a tanti sprechi italici se servono carceri nuove e più razionali facciamole. E se servono più camici bianchi per prevenire una guerra sanitaria come l’ attuale assumiamoli. Nelle Regioni rinunciamo a immobili sovradimensionati e a plotoni di impiegati e ingaggiamo più medici. Tagliamo quasiasi altra cosa, non i posti letto. Lezioni da imparare a memoria.