Carcere Modena, 8 detenuti morti nella rivolta. Video

Ancora un centinaio all'interno, saranno visitati e trasferiti in altre carceri. Danni incalcolabili. Il Sappe: il penitenziario sarà chiuso. La procura ha aperto due inchieste

Carcere di Modena, dopo la rivolta

Carcere di Modena, dopo la rivolta

Modena, 10 marzo 2020 - Sono 8 in totale i detenuti morti dopo il caos nel carcere di Modena (foto). Il bilancio dei morti si aggrava, quindi. Oltre ai tre cadaveri rinvenuti domenica sera, tre detenuti sono morti durante il trasporto ad altre strutture, a Parma, Alessandria e Verona. Sarebbero tutti tunisini, tossicodipendenti, che hanno approfittato della rivolta per assaltare l'infermeria e fare razzia di farmaci assumendo dosi letali di metadone. Il settimo decesso è avvenuto nel carcere di Ascoli, dove stati portati nella notte 41 detenuti. E oggi c'è stata l'ottava vittima.

Il commento Dentro le celle una polveriera sottovalutata - di B. Boni

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Ieri mattina sono state rimosse le tre salme dei detenuti morti in carcere a Modena  mentre all'esterno i familiari dei carcerati chiedevano 'giustizia'. Momenti di tensione con le forze dell'ordine: 'Vogliamo sapere come sia potuta accadere una cosa del genere'.

Altri detenuti sono stati portati in ospedale. Sei sono considerati più gravi, portati nei pronto soccorsi cittadini e di questi quattro sono in prognosi riservata, terapia intensiva. Lo spiega l'Ausl di Modena in un bollettino. In tutto sono 18 i pazienti trattati, in gran parte per intossicazione. Ferite lievi anche per tre guardie e sette sanitari.

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Intanto sono state aperte due inchieste dalla procura di Modena. Uno per omicidio colposo che riguarda i primi tre decessi. L'altro fascicolo invece sarà, inizialmente, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, violenza privata e tentata evasione.

Al momento all'interno del penitenziario ci sono ancora 100 detenuti, stanno uscendo alla spicciolata per sottoporsi a visite. La situazione resta tesa, ma in via di risoluzione. All'esterno allestite tende sanitarie per fare controlli medici sui detenuti. Il carcere, conferma il sindacato Sappe, sarà chiuso perché è inagibile, non solo le parti comuni. Devastati tutti i reparti compreso quello di isolamento. E sono stati bruciati tutti i fascicoli nell'ufficio matricole.

"Detenuti morti, altri ricoverati: a Modena è successo quello che temevo mesi fa, quando (era il 25 gennaio) avevo sollevato pubblicamente la situazione drammatica di alcune carceri italiane" .Lo dice in una nota il leader della Lega, Matteo Salvini. "In particolare, a Modena denunciavo sovraffollamento e massiccia presenza di reclusi con problemi mentali. Una bomba a orologeria che purtroppo è esplosa con conseguenze drammatiche. Il ministro Bonafede - aggiunge Salvini - non ha mai risposto agli allarmi, e ora si è diffusa la rivolta dei detenuti in tutto il Paese. Solidarietà alla Polizia Penitenziaria e grazie alle donne e agli uomini in divisa: molti di loro sono rientrati in servizio per aiutare i colleghi in un momento drammatico. Nessuno provi a spalancare i cancelli delle galere con la scusa delle rivolte".

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La rivolta dell'8 marzo

Domenica nel carcere di Modena c'è stata una rivolta, violenta e senza precedenti: i detenuti hanno tenuto in ostaggio per ore una città costringendo a convogliare tutte le forze dell’ordine in strada Sant’Anna, oltre a vigili del fuoco e numerose ambulanze: decine di uomini e mezzi arrivati anche da fuori provincia. 

Sono le 14 circa quando arrivano richieste di aiuto. "Correte, si sono presi il carcere". La situazione si è rivelata da subito critica. Bastava vedere la colonna di fumo nero che usciva dall’edificio. All’interno, la devastazione. I detenuti hanno dato fuoco a uffici, fascicoli, distrutto il reparto isolamento e assaltato l’infermeria rubando farmaci e metadone; i vigili del fuoco, scortati, sono riusciti a spegnere le fiamme nell’archivio poi la situazione è degenerata. Un medico, qualche sanitario e agenti (una ventina) chiusi in una stanza, tenuti ostaggio, e poi fatti uscire alla spicciolata, feriti per fortuna lievi.

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Un carcere distrutto (inagibile?) con il pretesto del Coronavirus. Sarebbe stata questa la miccia che ha generato la protesta. Non un caso di positività nel penitenziario (è stato smentito) ma una reazione sconsiderata alle nuove restrizioni del governo che vietano le visite di parenti e amici limitando i colloqui a video e telefonate. Una forma di precauzione anche per i detenuti stessi che ha invece innalzato il livello di tensione dopo che già nei giorni scorsi c’erano stati malumori creando un effetto domino (disordini anche a Napoli e Frosinone).

Una rivolta studiata e organizzata, è stato anche appiccato il fuoco. I detenuti avevano già preparato scale e corde e alcuni (almeno una cinquantina) sono arrivati all’ultimo cancello, altri sono saliti sul tetto. Il primo tentativo di fuga di massa è stato respinto grazie alla prontezza delle guardie e all’arrivo di una Volante della polizia che ha bloccato il portone che dà sul cortile. Momenti concitati, fumogeni, spari in aria, qualche manganellata per contenere la rivolta fino all’arrivo dei rinforzi. Ne sono arrivati da ogni parte della Regione e anche da fuori, reparto antisommossa e soprattutto agenti fuori servizio richiamati da ferie e permessi. Ma, fino a sera, nonostante lo spiegamento eccezionale di forze non c’era ancora il numero giusto per fare irruzione all’interno e riportare l’ordine.

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Mentre alcune decine di detenuti sono stati bloccati o si sono arresi (una ottantina trasferiti poi tra Parma e Ascoli), almeno 300 aizzati da una frangia più violenta si sono barricati dietro la porta d’ingresso con armi improprie: trapani, martelli, bastoni. Hanno spadroneggiato in ogni angolo del carcere, una parte asserragliati nelle cucine gridando ’Vogliamo essere liberati’. Non erano disposti a trattare. Anzi, la situazione ha avuto un epilogo tragico con alcuni morti.

La situazione, gestita dal neo prefetto Pierluigi Faloni, ha tenuto col fiato sospeso centinaia di famiglie, non solo degli agenti e militari impegnati, ma anche degli stessi detenuti. Alcuni parenti sono arrivati davanti al carcere per avere notizie.