Coronavirus, Bonaccini: "Il Governo lontano dal Paese. Ascolti Enti ed imprese"

Il presidente dell'Emilia Romagna: "Abbiamo bisogno gli uni degli altri: le Regioni di una strategia nazionale, il Governo di chi conosce le necessità dei territori"

Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini

Bologna, 14 dicembre 2020 - "Io vedo un'enorme questione Paese e un bivio decisivo per il nostro futuro". Da un lato una pandemia che continua a mietere centinaia di vittime al giorno, mettendo a durissima prova la vita sociale dell'Italia. Dall'altro, l'occasione inedita di poter disporre di risorse europee straordinarie, anche per aggredire nodi strutturali: innovazione tecnologica e digitale, transazione ecologica, divari territoriali, diseguaglianze sociali, occupazione femminile e giovanile".

Così il governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini su 'La Stampa'. "Il punto è questo - osserva - come vincere la prima sfida e sfruttare al meglio l'occasione che abbiamo davanti. Ogni ragionamento al di sotto di questo diventa inadeguato o addirittura irresponsabile. Un passaggio così non lo si affronta né con un uomo solo al comando, ma nemmeno con un caos organizzato intorno".

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Il focus Bonaccini annuncia nuove misure. "Contagi aumentano" - Il bollettino Covid dell'Emilia Romagna, dati del 14 dicembre

La politica romana, aggiunge, "penso sia molto fragile, non sempre in grado di cogliere i bisogni e le priorità dei cittadini. E non essere riusciti ad affrontare per tempo il nodo delle riforme istituzionali ci ha reso ancor più deboli davanti alla pandemia e alla crisi economica che produce".

"Un rimpasto non è mai in sé la soluzione - rileva il presidente della regione Emilia Romagna - il presupposto deve essere un progetto per l'Italia. Questa discussione di Palazzo rischia di tagliare fuori le Regioni e i Comuni, i sindacati e le imprese, la cultura e la ricerca. Se manca il Paese, non c'è rimpasto che risolva".

"Le risorse del Mes? I soldi li avrei presi ieri" 

Sulle risorse del Mes dice "i soldi li avrei presi ieri. Invece, abbiamo assistito a uno scontro ideologico mentre dovremmo rafforzare i nostri ospedali, ampliare la rete territoriale dei servizi, sostenere la domiciliarità e la telemedicina, assumere nuovi medici e infermieri.  Lo scollamento tra una discussione di Palazzo e la capacità di dare invece risposte reali ai problemi del Paese".

E proposito del Recovery dice: "Che il Piano debba essere nazionale è sacrosanto, altro è pensare di programmare e attuare progetti per 209 miliardi solo dal Governo. Nessun Esecutivo, nemmeno il più bravo, ce la farebbe, rischiando di non riuscire a spendere i soldi e di doverli restituire a Bruxelles. Abbiamo bisogno gli uni degli altri: le Regioni di una strategia nazionale, il Governo di chi conosce le necessità dei territori».