Coronavirus Emilia Romagna, Bonaccini guida le Regioni. "Riaprire tutto il 18 maggio"

L'ipotesi di riapertura anticipata sarà all'ordine del giorno del confronto di lunedì con il Governo. Altri 200mila test sierologici. "Parola ai medici di base"

Coronavirus, l'Emilia Romagna vuole riaprire tutto il 18 maggio (Foto Antic)

Coronavirus, l'Emilia Romagna vuole riaprire tutto il 18 maggio (Foto Antic)

Bologna, 10 maggio 2020 - C'è un punto fermo in questo inizio della Fase 2 dell'emergenza Coronavirus: il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, vuole riaprire tutto il 18 maggio. Lo ha detto ieri sera in tv alle 'Parole della settimana' e lo ripeterà domani al confronto tra Governo e Conferenza delle Regioni, convocato per domani.

Aggiornamento Qui il confronto tra lo Stato e le Regioni sulle riaperture

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Il governatore spiega di aver condiviso l'ordine del giorno con il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, dopo aver ricevuto “da tanti presidenti di Regione la richiesta di avere certezza che dal 18 maggio possano riaprire gli esercizi e le attività commerciali oggi chiuse, ovviamente sulla base dell'andamento epidemiologico e il rispetto di protocolli di sicurezza condivisi”.

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L'Emilia Romagna accelera sui test sierologici

I segni particolari nella carta d’identità di una regione attraversata dal Coronavirus li scriveranno 200mila nuovi test sierologici. Si intensifica da parte della giunta emiliano romagnola la campagna di screening sulla popolazione. Attraverso gli specifici esami sarà possibile ricostruire la storia del Covid-19, oltre a capire se chi è guarito abbia sviluppato degli anticorpi.

Lo ha comunicato ieri la Regione, spiegando come sia stato completato il primo passaggio di test su tutti i 60mila operatori sociosanitari, a cui ne seguiranno altri due a distanza di quindici giorni uno dall’altro. Si aggiungono quelli - a campione - sulle popolazioni delle aree più colpite, come Piacenza, Rimini e il comune di Medicina, senza dimenticare le forze dell’ordine. Nel prossimo mese saranno quindi 200mila i nuovi test sierologici totali. Ma oltre a quelli compresi nell’indagine, si mettono in fila anche le aziende che, a spese loro, sottoporranno al test i propri dipendenti nell’ambito dei protocolli di sicurezza da rispettare dopo la fase di lockdown. Qualche giorno fa inoltre è stato dato il via libera ai privati cittadini, che dietro prescrizione medica potranno sottoporsi ai test nei laboratori autorizzati dalla Regione. "Al momento 25 – comunicano da viale Aldo Moro - , ma sono destinati ad aumentare già nei prossimi giorni".

Ora, tutti sono in attesa del maxi summit di domani, quando verrà presentato il piano ufficiale sui test sierologici. Ma nel frattempo i centralini dei laboratori autorizzati sono arroventati dalle telefonate di chi vuole prenotarsi o semplicemente chiedere delle informazioni, tanto che l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini ha dovuto riconsegnare ufficialmente ai dottori ‘l’ultima parola’ sulla necessità di prescrivere l’esame. "I medici avranno un ruolo fondamentale nell’ulteriore aumento del numero dei test sierologici – spiega Donini -. Test che potranno eventualmente fare anche i privati cittadini, ma solo se il proprio medico lo riterrà necessario, sulla base dello stato di salute del proprio assistito e di valutazioni sanitarie che lui solo potrà fare". Gli stessi medici di base infatti - sul nostro giornale - avevano chiesto indicazioni più precise da parte di viale Aldo Moro. E Donini aggiunge: "In presenza di sintomi è il sistema sanitario regionale che si prende carico della persona con la quarantena, le cure necessarie e il tampone. Anche in questo caso, vogliamo allargare il nostro raggio d’azione: adesso ne facciamo ormai 5-6 mila al giorno, che a fine maggio porteremo a 10mila. I test sierologici non sono quindi risolutivi: intanto, c’è bisogno del tampone per la conferma dell’eventuale positività; piuttosto, rappresentano quindi un ulteriore elemento di indagine epidemiologica per monitorare la diffusione del virus. Ma ripeto, sarà il medico a valutare se farlo o meno di fronte alla richiesta del paziente".