Coronavirus Bologna, paste all’alba a medici e infermieri del Sant'Orsola

La barista: "Il mio regalo per loro. È bellissimo lavorare per questi eroi. E ai miei colleghi dico: fate altrettanto"

Maria Blaji, 54 anni, è originaria della Romania e vive con il compagno a San Lazzaro

Maria Blaji, 54 anni, è originaria della Romania e vive con il compagno a San Lazzaro

Bologna, 27 marzo 2020 - Tutte le mattine si sveglia all’alba, prende la macchina e alle 4 è davanti al forno del suo bar Bistrot di via Mazzini a Bologna a preparare dolci e pizzette per "gli eroi del Sant’Orsola". Cornetti alla crema o al cioccolato, che due ore più tardi consegna a un addetto dell’associazione Fanep per il trasporto al Pronto soccorso del Policlinico. Tutto, rigorosamente, gratis. "Il minimo che potessi fare in un momento drammatico come quello che tutti stiamo vivendo", racconta lei, Maria Blaji, 54 anni di origini romene ma residente con il compagno a San Lazzaro.

Due figli in Romania e una forza d’animo da fare invidia. "Il bar è sempre stato frequentato da sanitari e addetti ai lavori del Sant’Orsola – riprende –, ogni mattina era un bellissimo viavai. Era un piacere lavorare. Poi è arrivato questo maledetto virus...". Che ha cambiato ogni cosa. Il bar adesso è chiuso, i due dipendenti sono, a malincuore, stati messi a casa e del rumoroso vociare di ogni santa mattina è rimasto solo un lontano ricordo. Ma Maria, come tantissime altre persone, voleva continuare a rendersi utile. "In casa mi erano rimaste molte materie prime – riprende – e così mi è venuta l’idea di utilizzarle per chi sta continuando a salvare le nostre vite". Il locale chiuso, non lo nega, sta generando "perdite immani" e con oltre duemila euro di affitto, luce e gas da pagare, "dobbiamo pensare a mangiare anche noi ogni giorno".

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Nonostante tutto, però, la donna, arrivata in Italia oltre nove anni fa, ha deciso di rallegrare, per qualche minuto, la giornata di medici e infermieri sempre in prima linea. "Preparo gli impasti che poi trasformo in biscotti, brioches, calzoni. Tutto in piena regola eh...". Tradotto: usando mascherine, guanti e ogni protezione necessaria di questi tempi per "garantire la massima sicurezza a chi mangerà i miei prodotti".  

Insomma, un ciclo di lavorazione che non si è mai fermato, nonostante quel maledetto virus. "Prima di farlo – tiene a precisare – ho chiesto tutte le autorizzazioni, a partire dall’ospedale". E una volta ottenuto l’ok, ecco tutto quel bendidio messo in forno. Da qualche giorno, ha iniziato a fare alcune consegne anche ai pochi lavoratori della zona e i guadagni li utilizza per acquistare prodotti necessari per i doni all’ospedale. Un cuore enorme, come quello di Dina, 73 anni di Pianoro, che alcuni giorni fa ha fatto recapitare ai carabinieri del suo paese una crostata con decorazioni degne di uno chef stellato. E in cima una frase che ridà speranza: "Grazie di cuore per quello che fate". Gesti che arrivano da più parti e stanno facendo riscoprire il bello del nostro Paese.  

«Ma non è facile andare avanti – chiude commossa Maria –, con quei 600 euro al mese promessi dal Governo dove andremo? Per fortuna mio marito può lavorare". Infine ecco un appello, lanciato via social, ai colleghi: "Li invito a fare lo stesso. Abbiamo tante materie prime e possiamo e dobbiamo fare il nostro. Io, – la promessa – fino a quando avrò le forze, lo farò".