Green pass falsi in rete, maxi blitz in tutta Italia

Le certificazioni verdi rafforzate venivano vendute a 300 euro e pubblicizzate su diversi canali della piattaforma Telegram. Perquisizioni anche a Bologna

Una chat in cui si chiedevano e vendevano Green pass falsi

Una chat in cui si chiedevano e vendevano Green pass falsi

Bologna, 1 marzo 2022 - Maxi blitz contro un'organizzazione criminale specializzata nel commercio su internet di Green pass falsi in grado di superare le normali verifiche. Tra le molte città italiane coinvolte, nel mirino c'è anche Bologna. Su disposizione della procura di Termini Imerese (Palermo) i poliziotti della sezione di polizia giudiziaria stanno investigando e hanno già avviato numerose perquisizioni.

Al termine di complesse indagini informatiche, infatti, è stata individuata una struttura criminale che pubblicizzava in diversi canali presenti sulla piattaforma Telegram la vendita di certificazioni verdi Covid-19 a persone senza vaccino. I venditori assicuravano, secondo le indagini agli acquirenti, il rilascio di un certificato 'rafforzato terza dose' personalizzato, chiedendo copia della tessera sanitaria, a fronte del pagamento di circa 300 euro solitamente in criptovaluta, prevedendo anche 'sconti famiglia' per coloro che acquistassero più certificati. Le indagini sono ancora in corso; al vaglio degli investigatori si trovano adesso anche i dispositivi telefonici e alcuni conti correnti italiani utilizzati per far transitare i pagamenti per l'acquisto dei falsi green pass.

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Finora gli utilizzatori delle false certificazioni verdi sono stati individuati in 15 province italiane: Roma, Cremona, Aosta, Cosenza, Lucca, Caltanissetta, Agrigento, Palermo, Bologna, Olbia, Bari, Venezia, Treviso, Mantova e Salerno. Sono 20 le perquisizioni effettuate in diverse parti d'Italia, che hanno consentito di sequestrare, oltre a green pass cartacei, trenta dispositivi informatici nei quali erano custodite le certificazioni in formato digitale. Al momento sono 25 gli indagati in possesso della falsa certificazione. Alcuni di loro sono stati anche individuati sul posto di lavoro: tra questi due gestori di un panificio, un ristoratore, un dipendente comunale e un appartenente alle forze dell'ordine. Tra gli indagati anche minori: i genitori avevano acquistato la falsa certificazione per non sottoporli al vaccino.