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Cronaca

Il nuovo gasdotto ai raggi X: "Il metano? Arriverà dall’Africa"

Da Sulmona a Minerbio, tocca Marche ed Emila-Romagna. Maria Sferruzza (Snam): "Zero rischi"

Bologna, 4 novembre 2023 – Partirà da Sulmona (L’Aquila) e arriverà nel Bolognese, a Minerbio: il nuovo gasdotto della Linea Adriatica toccherà cinque regioni (Abruzzo, Marche, Umbria, Toscana ed Emilia-Romagna), per un totale di 425 chilometri.

I lavori sono previsti dalla primavera del 2024 alla fine del 2027, per un investimento infrastrutturale di 2,5 miliardi. Snam, la società che costruisce reti che trasportano gas, stima che al maxi cantiere lavoreranno 800 persone. L’obiettivo: aumentare la capacità di trasporto lungo l’asse sud-nord di 10 miliardi di metri cubi annui, per quello che viene definito "il più importante progetto degli ultimi dieci anni".

La mappa del gasdotto: passerà anche da Emilia Romagna e Marche
La mappa del gasdotto: passerà anche da Emilia Romagna e Marche

Maria Sferruzza, lei è ingegnere e responsabile Engeneering, Construction e Solution del gruppo Snam: qual è l’obiettivo di questa infrastruttura?

"Storicamente, il gas arriva dal nord Europa al nord Italia, la parte del Paese che ne ha più bisogno. E il 40% era russo. Per effetto della guerra in Ucraina, ci serve più flessibilità. Dunque, anche più gas da sud, dall’Africa. Il nuovo gasdotto nasce per il metano, ma sarà già predisposto a trasportare anche i cosiddetti ‘gas verdi’, miscelati o da soli: penso all’idrogeno. Cosa che, comunque, possiamo già fare nel 70% dei 33mila km della rete italiana".

La distanza da coprire è lunga.

"La centrale di Sulmona prevede tre turbocompressori da 11 megawatt: quella e la pipeline tra il comune aretino di Sestino e Minerbio, lunga 140 chilometri per una spesa di 690 milioni, sono nella lista dei progetti candidati ai finanziamenti del Pnrr. Anche l’Europa ritiene strategica l’opera".

Toccherete anche i comuni di Forlì e Cesena: è nato un comitato No Tubo che si oppone al progetto. Quale sarà l’impatto sul territorio?

"Innanzitutto, la Romagna è anche un po’ casa mia: mio marito è cesenate, la sua famiglia è originaria di Faenza. Conosco quella terra. E vorrei dire che i 415 km del percorso i nostri tecnici se li fanno tutti a piedi: non c’è un metro che non venga valutato sul posto. Abbiamo già previsto 24 varianti, condivise con gli enti locali e pensate proprio per ridurre o evitare l’impatto su centri abitati o luoghi naturalistici. Per i nostri ingegneri trovare queste soluzioni è la sfida più bella".

Può fare un esempio?

"A Mercato Saraceno, nel Cesenate, uno dei 23 comuni emiliano-romagnoli che toccheremo: lungo il fiume Savio, all’altezza dell’abitato, abbiamo allungato il tratto che scaveremo con una macchina chiamata ‘talpa’. In tutto il tracciato, ci sono 100 tratti trenchless: significa non lavorare a cielo aperto, dunque con impatto ridotto".

Emilia e Romagna temono alluvioni e frane. Ci sono pericoli?

"Abbiamo un gasdotto lungo il fiume Marecchia: in quell’area, da noi riprisitinata, a maggio non c’è stata esondazione. Sulla direttrice Rimini-San Sepolcro stiamo piantando 240mila alberi. E lo stesso sarà sul Sestino-Minerbio, in funzione a settembre 2026: per tutto il 2027 il nostro compito sarà ricreare l’ambiente come l’avevamo trovato e a volte meglio. Fino al 2032 la manutenzione sarà a carico nostro".

I comitati, sulla scorta di episodi passati, sono preoccupati per possibili incidenti alla rete del gas.

"Parliamo di infrastrutture sicure. Snam continua a investire in tecniche di costruzione, trivellazioni e altre tecniche trenchless che permettono di evitare terreni meno stabili. Anche il monitoraggio è sempre più avanzato: grazie ai satelliti, possiamo rilevare i movimenti lenti del terreno e prevenire i rischi".

Ed eventuali terremoti?

"Siamo tranquilli. Non abbiamo mai subìto perdite o danni".

Quanto impattano i vostri cantieri nella vita quotidiana dei ‘vicini’?

"Il gasdotto è compatibile con attività umane. La profondità minima è un metro, la distanza per legge è almeno 20, ma la situazione cambia a seconda del terreno. Con i proprietari si fanno accordi bonari e le attività economiche vengono risarcite. Il nostro obiettivo è minimizzare l’impatto ambientale e sull’agricoltura. Un esempio? Due mesi dopo la realizzazione di un gasdotto, già si coltivavano le fragole".