Influenza intestinale: sintomi, come si trasmette e come curarla

Il dottor Angelo Franzè, primario di gastroenterologia all’ospedale Piccole Figlie di Parma illustra gli accorgimenti utili per contrastare un disturbo che non ha farmaci appositi

Influenza intestinale: sintomi, rimedi e cure

Influenza intestinale: sintomi, rimedi e cure

Parma, 10 febbraio 2023 - Influenza intestinale: un disturbo molto comune in questi mesi invernali, un disturbo però spesso poco conosciuto, sottovalutato, confuso con patologie simili e scarsamente prevenuto. Ecco alcune notizie e consigli utili per affrontarla al meglio. 

Influenza intestinale, le cause

“La gastroenterite – spiega il dottor Angelo Franzè, primario di gastroenterologia all’ospedale Piccole Figlie di Parma, intervenuto questa mattina nella puntata di Elisir, su Rai Tre – che è il termine corretto per definire l’influenza intestinale, è una infezione molto comune che coinvolge stomaco e intestino tenue. La sua origine può essere di tre tipi: virale, per il 70% circa dei casi, batterica per il 30% circa e in rari casi viene data da tossine presenti negli alimenti. Nella maggior parte dei casi dunque si tratta di virus, ce ne sono vari ceppi, in particolare i rotavirus, frequenti in inverno, ma anche astrovirus e adenovirus”. I virus si trasmettono per via orofecale, ovvero si toccano oggetti o persone su cui si è depositato il virus ed esso tramite le nostre mani arriva nella bocca e da lì passa nel nostro apparato digerente dove trova il posto adatto per insediarsi e replicarsi. La trasmissione da soggetti malati è molto facile e può avvenire anche per 10 giorni dopo che si è guariti. Per questo motivo il lavaggio delle mani è importantissimo. Invece l’influenza intestinale di origine batterica è dovuta quasi sempre a batteri depositati sui cibi. A volte poi si possono avere sovrapposizioni batteriche a infezioni virali già in atto. In questi ultimi due casi, è utile indagare il ceppo batterico tramite un antibiogramma per studiare la miglior terapia da adottare.

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Sintomi

Prosegue il dottor Franzè: “L’inappetenza è una caratteristica delle prime 24 ore. Se si supera tale periodo, consultate subito il medico. Superata la fase di mancanza d’appetito, spesso accompagnata da nausea e vomito, a volte si ha febbre, cefalea, spossatezza, dolori ossei e muscolari. Ma il sintomo più comune è la diarrea, di tipo secretorio, ovvero le cellule irritate dal virus stimolano l’espulsione di tutte le feci e richiamano molta acqua causandone l’uscita in forma liquida”.

Rimedi e cure

Alla comparsa dei sintomi tipici, il consiglio è di assoluto riposo, e mettersi subito a letto aspettando che passi, essendo il decorso solitamente rapido nel giro di pochi giorni. “In casa – continua Franzè – è utile se possibile separare i bagni e gli asciugamani, perché la malattia è molto contagiosa. Insomma isolarsi aiuta, e lo testimonia il fatto che quando ciò non è possibile in famiglia ci si contagia a vicenda con grande rapidità. Per le influenze intestinali virali non esistono farmaci, né è utile assumerne di alcun tipo”. Insomma no a farmaci contro la diarrea, se non è esagerata: essa è utile infatti per espellere il virus e ‘pulire’ l’intestino.

Influenza intestinale: cosa mangiare e cosa no

Ci sono però tanti accorgimenti utili: la diarrea può portare a disidratazione, per cui è bene idratarsi; se non si può bere per nausea, è utile anche solo bagnarsi spesso labbra e viso. Tra i cibi, evitare frutta e verdura perché le molte fibre contenute stimolano l’intestino già troppo provato. Se si vogliono mangiare, occorre centrifugarle così si separa la parte delle fibre. Il brodo di carne fa aumentare l’acidità dello stomaco, per cui è sconsigliato, mentre è da preferire quello vegetale che idrata con gusto. Vietati caffè e alcol: anch’essi stimolano l’acidità. Può essere utile integrare con probiotici, ovvero batteri intestinali che vanno a riequilibrare la flora fisiologica. Questi fanno benissimo anche come prevenzione, perché occupano i siti intestinali dove si attaccherebbe il virus.

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Colon irritabile anche settimane dopo la guarigione

Conclude il dottor Angelo Franzè: “A volte dopo che si guarisce, può proseguire un colon irritabile detto post infettivo. Occorre pazientare. Il covid invece può dare diarrea tra i suoi sintomi, anche per settimane dopo il tampone negativo: non pensiamo quindi che sia per forza un’altra malattia venuta dopo. Per le influenze intestinali batteriche, è inoltre possibile effettuare alcuni esami, dopo aver sentito il medico: la coprocoltura, l’esame parassitologico delle feci e la calprotectina fecale”.