Sara Pedri, riprese le ricerche nel lago. La sorella: "So che è là sotto"

Per il momento il corpo non si trova. A Trento sono arrivati perfino cani dalla Germania addestrati a individuare i corpi sott’acqua. Emanuela: "Ho fiducia, so che i sommozzatori faranno di tutto. Vogliamo portarla a casa, senza di lei non abbiamo pace"

Forlì, 16 ottobre 2022 - Era il 29 maggio, l’ultima volta che qualcuno ha tentato di scardinare i segreti della bara d’acqua che nasconde il corpo di Sara Pedri. Ma oggi, sul lago di Santa Giustina in provincia di Trento, sono riprese le ricerche della giovane scomparsa il 4 marzo 2021 all’età di 31 anni.

Il lago di Santa Giustina, nel riquadro Sara Pedri
Il lago di Santa Giustina, nel riquadro Sara Pedri

Ma ancora Sara non si trova: in serata si è conclusa, lungo le rive del lago, la prima giornata di ricerche della ginecologa forlivese scomparsa. La giovane si sarebbe buttata nel torrente Noce, vicino al paese trentino di Cles, e sarebbe finita nelle acque di un bacino artificiale. Dopo la scomparsa è nata un’inchiesta della procura di Trento sui presunti maltrattamenti subiti da Sara e da altri medici nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Sant’Anna. Ma se le indagini su ciò che accadeva sul posto di lavoro sono andate avanti, le ricerche del corpo erano state per forza di cose sospese. Almeno fino alle 8.30 di domenica 16 ottobre. E andranno avanti anche lunedì. 

Sul posto sono impegnati i carabinieri sommozzatori di Genova e l’unità cinofila di Bologna, affiancati dai militari di Cles (guidati dal maggiore Guido Quatrale) e da numerosi volontari dei vigili del fuoco. La polizia di Monaco, in Germania, ha inviato i propri cani molecolari, super specializzati nel ritrovamento di cadaveri sott’acqua. Inoltre, da Genova è arrivato l’eco-scan sonar per analizzare il fondale lacustre in tre dimensioni

Le indagini pregresse hanno consentito di ricostruire le ultime ore della sua vita: le telecamere nel centro di Cles, dove viveva; l’auto lasciata vicino a un ponte sul torrente Noce; le tracce avvertite dai cani molecolari fino a quell’abisso spalancato sulle acque, e non oltre. 

 

Il corpo di Sara dev’essere finito laggiù, nel lago artificiale, un bacino d’acqua profondo fino a 50 metri (in questo momento sono una quarantina). Più volte i cani hanno individuato un punto: là sotto, questo significa il loro abbaiare, c’è un corpo. Finora è stato impossibile trovarlo: l’invaso è scuro, fangoso, la visibilità estremamente ridotta appena sotto il pelo dell’acqua. Ci si riprova oggi, con alcuni corpi specializzati dei carabinieri: le unità cinofile di Bologna e i sommozzatori di Genova. Inoltre, sono attesi alcuni cani dalla Germania, considerati i migliori al mondo nell’individuare i corpi sott’acqua. Ci saranno anche numerosi volontari trentini. 

È l’ennesimo tentativo di ritrovare Sara, la cui storia è finita al centro delle cronache perché si ipotizza un collegamento tra il suo gesto estremo e la conduzione del reparto di Ginecologia dell’ospedale Sant’Anna di Trento: nel registro degli indagati, con l’accusa di maltrattamenti, sono finiti il primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu, allontanati da quello che fino ad allora era considerato un centro d’eccellenza per le nascite.

Abbiamo sentito la sorella di Sara, Emanuela.

 

Emanuela Pedri, lei è la sorella di Sara e si è adoperata in molti modi per tenere viva la sua memoria. Cosa si aspetta ora?

"Ho chiesto alla Prefettura di Trento quante persone siano ancora disperse in quel lago. Due, ma di uno ci sono dubbi che sia effettivamente finito lì. Un altro era stato ritrovato mesi fa. Resta solo Sara".

Lei è convinta che sua sorella sia là sotto?

"Sì. Per dodici volte i cani hanno già abbaiato sempre nello stesso punto. Nulla ci ha mai fatto pensare a una fuga. Ha portato con sé la carta d’identità perché sperava di essere identificata. Io sono fiduciosa. So che i sommozzatori e tutti gli altri faranno il possibile".

Andrete sul posto? Come vive l’attesa?

"No, restiamo a Forlì. Abbiamo comunque molti contatti con i trentini, persone splendide e generose. Aspetto con fiducia e spero di sognare mia sorella la prossima notte... Magari potrebbe essere un segno".

Lei però insegue con determinazione un momento che può rivelarsi in realtà drammatico, con la conferma della morte. Ha pensato a come reagirebbe?

"È vero, e non so come reagirò. Penso però che adesso la cosa più importante sia quella di mettere un punto fermo, perché noi familiari non abbiamo pace. Se non si dovesse riuscire, ci abitueremo a considerare quel lago come la sua tomba. È un luogo bellissimo quello che Sara ha scelto. Ma vorremmo riportarla più vicina a noi, a casa. ‘Scomparsa’ è un termine che non ti definisce... ‘scomparsa’ e ‘morta’ non sono la stessa cosa...".

Cosa le hanno detto i carabinieri? Perché si tenta proprio adesso?

"Perché è stato complesso ottenere e coordinare tutte le forze che saranno coinvolte nella ricerca. Da chi vive da quelle parti, so che in questo autunno ha piovuto poco e dunque in questo momento il livello del lago è abbastanza basso. So anche che potrebbe essere l’ultimo tentativo: più passa il tempo e più, per i cani, è difficile indicare la posizione del corpo".

Si aspettava che le ricerche riprendessero o aveva perso le speranze?

"Sono sempre rimasta in contatto con Trento, dunque ci speravo. Sapevo che le ricerche, formalmente, non si sono mai chiuse. Ma quando mi hanno avvisato ieri mattina è stata una gioia grandissima. A volte lo stop definitivo arriva dopo soli trenta giorni: in questo caso no".

Pensa che questa mobilitazione rifletta in qualche modo la commozione che ha suscitato la vicenda di sua sorella? Una risposta di attenzione da parte delle istituzioni alla sua storia umana?

"Sì. Ed è un gesto importantissimo per noi familiari".