Scuola in zona rossa e arancione scuro: caos sulle deroghe alla Dad

La Regione Emilia Romagna chiede chiarimenti urgenti al Governo: “Figli dei lavoratori dei servizi pubblici essenziali non previsti nel Dpcm”

Scuola: in zona rossa e arancione scuro Dad al 100% (Ansa)

Scuola: in zona rossa e arancione scuro Dad al 100% (Ansa)

Bologna, 6 marzo 2021 – Chi può continuare a frequentare la scuola in presenza in zona rossa e in zona arancione scuro? Se lo chiede la Regione Emilia Romagna, che ha deciso di inviare una richiesta di chiarimenti urgente al Governo.

Da Piacenza a Rimini, nei comuni in zona arancione scuro e in quelli in zona rossa, gli istituti scolastici sono già attivi per garantire attività e lezioni in aula ad alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali e quando sia necessario l’uso di laboratori. Si tratta delle sole deroghe alla sospensione delle attività in presenza di servizi educativi per l’infanzia e scuole per l’infanzia e alla didattica a distanza al 100% dalle elementari alle superiori, così come previsto dalle ordinanze regionali che hanno istituito la zona arancione per la provincia di Reggio Emilia (in zona arancione nidi e materne sono aperte, solo Dad al 100% dalle elementari in su) e quella rossa (sospese le attività in presenza anche di nidi e materne) per la Città Metropolitana di Bologna e le province di Modena, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in coerenza con quanto previsto dal Dpcm nazionale in vigore da oggi, 6 marzo, e da quello precedente.

La circolare del 4 marzo scorso del Dipartimento del Ministero dell’Istruzione, analoga a una precedente di novembre, nella quale si davano indicazioni affinché si ponesse attenzione agli alunni figli di personale sanitario direttamente impegnato nel contenimento della pandemia e anche ai figli del personale impiegato presso altri, non meglio specificati, servizi pubblici essenziali, non ha un fondamento giuridico chiaro secondo la Regione, “dato che il Dpcm parla solo di alunni disabili e con bisogni educativi speciali, né sarebbe attuabile in assenza di alcuna indicazione operativa, che definisca precisamente innanzitutto di quali categorie si parli”.

Per questo, in una riunione svoltasi nel pomeriggio, la Regione Emilia Romagna, presente con la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, e l’assessora alla Scuola, Paola Salomoni, e l’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) regionale, con la responsabile Scuola, Ilenia Malavasi, sindaco di Correggio, unitamente ai comuni capoluogo, hanno convenuto di inviare una richiesta di chiarimenti urgenti al Governo. All’incontro ha partecipato anche il nuovo responsabile dell’Ufficio scolastico regionale, Bruno Di Palma.

Regione Emilia Romagna e Anci regionale invieranno quindi subito una lettera al Governo e al ministro dell’Istruzione per chiedere chiarimenti urgenti rispetto all'attuale quadro normativo e alla circolare del Dipartimento. Circolare, è stato ribadito nella riunione, che non supera la valenza del Dpcm, né la può integrare con eguale forza normativa. Serve quindi o una specifica integrazione del Dpcm che estenda quella deroga con pari forza, o quanto meno un chiarimento di interpretazione autentica, rispetto a come integrare due disposizioni apparentemente confliggenti. Oltre al fatto di dover definire con precisione le categorie interessate.

Regione ed Enti locali sono estremamente preoccupati per l’impatto che le misure assunte dal Governo e dalla Regione stessa in aderenza al Dpcm possono avere sulle famiglie e sulla conciliazione dei tempi, a seguito della sospensione delle attività in presenza della scuola e dei servizi per l’infanzia. Per questo, si attendono risposte certe circa il potenziamento degli istituti dei congedi parentali e dei bonus babysitter: tale questione sarà peraltro affrontata proprio nella giornata di lunedì, in un confronto già programmato tra Governo, Conferenza delle Regioni, Anci e Upi. Proprio per queste preoccupazioni, ribadiscono Regioni ed Anci, è anche essenziale assumere atti coerenti e applicabili, senza generare caos o informazioni non corrette alle famiglie.