
Un momento drammatico dell’alluvione a Faenza
Ravenna, 30 agosto 2024 – Si tratta di un meteorologo, di un ingegnere idraulico e di un geologo. Tutti sono del politecnico di Milano in ragione di una scelta precisa: individuarli fuori dai confini regionali. Toccherà a un collegio di esperti di settore capire se l’alluvione che nel maggio dell’anno scorso ha flagellato la Romagna, fosse prevedibile. E, nel caso, se le conseguenze fossero prevenibili.
La procura di Ravenna ha dato incarico nei giorni scorsi ai tre nell’ambito del fascicolo aperto a suo tempo dal procuratore capo Daniele Berberini contro ignoti per disastro colposo. I lavori partiranno a settembre. Chiaro che se le conclusioni degli esperti dovessero puntare verso precise responsabilità penali, ecco che solo allora potrebbero partire i primi avvisi di garanzia.
Anche se ciascuna procederà autonomamente con le proprie super-consulenze, la decisione della procura ravennate è maturata dopo vari contatti e scambi di informazioni nei mesi scorsi con quella forlivese: del resto si tratta delle due province romagnole più colpite da frane e inondazioni.
Quello voluto da Ravenna, potrebbe essere uno dei primi studi in assoluto di questo tipo visto che il fenomeno che ha interessato il territorio romagnolo, è stato così ampio che risulta difficile trovare qualcosa di analogo. Per certo i tempi non saranno brevi: la documentazione raccolta dagli inquirenti tra verbali, fotografie, filmati, bollettini ed esposti di cittadini, è monumentale e gli accertamenti tecnici si preannunciano complessi. Un vasto lavoro insomma che sarà di impronta sia scientifica che amministrativa per il quale potrebbero essere necessari diversi mesi. Ma imboccare questa strada, pur non semplice, per dare risposte ai cittadini, appare come una sorta di atto dovuto alla luce di una circostanza che ha reso ancora più pesante il bilancio alluvione per i ravennati: sette sono stati i morti censiti dalla prefettura, perlopiù tutti annegati nelle loro abitazioni o comunque deceduti a causa dell’arrivo dell’acqua, come accaduto per la coppia folgorata a Chiesuola di Russi mentre cercava di spostare un pesante congelatore dal piano terra. In generale storie molto diverse tra loro: chi era morto annegato nel suo letto; chi era rimasto intrappolato all’interno del proprio appartamento; chi aveva perso la vita scendendo dal proprio veicolo; e chi appunto era deceduto folgorato mentre cercava di salvare un elettrodomestico dall’allagamento.
Una marcata differenza rispetto alla prima alluvione, di inizio maggio, nella quale, oltre ai danni da allagamento, il bilancio delle vittime si era fermato a una. Anche in tale circostanza era stato aperto un fascicolo sugli allagamenti: di quelli però che vengono indicati come ‘conoscitivi’, cioè senza ipotesi di reato (modello 45 per gli addetti ai lavori). E lo stesso era accaduto in prima battuta pure per le sette vittime: il pm Angela Scorza, di turno al momento dei fatti, in seconda battuta aveva optato per passare tutto sotto l’ipotesi di omicidio colposo contro ignoti (modello 44). Ma già a tuo tempo, dopo varie verifiche, era stata chiesta archiviazione in buona sostanza per tre motivi: erano stati lanciati molteplici avvisi per quella furia che si stava abbattendo sull’intero territorio. E l’invito per le aree più a rischio, era stato perentorio: uscite di casa. In quanto ai soccorsi, c’erano stati e, nei limiti del possibile in quelle condizioni meteo, avevano cercato di salvare quante più vite possibili.