Bologna, 8 aprile 2021 - La vaccinazione anti-Covid, per i lavoratori, arriva direttamente in azienda. L’Emilia-Romagna si prepara, infatti, ad aggiungere un ulteriore tassello per accelerare la campagna vaccinale e agevolare la riapertura delle attività produttive e la ripartenza in sicurezza dell’intero sistema economico. Il via libera è arrivato dal tavolo regionale del Patto per il Lavoro e per il Clima riunito oggi, in videoconferenza, per fare il punto sul protocollo nazionale per l’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti Covid nei luoghi di lavoro. L'accordo è stato siglato a Roma dal Governo e dalle parti sociali ed è in attesa della definizione dei tempi di avvio. L’appuntamento del tavolo regionale è stato convocato dall’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, assieme all’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini.
Si è trattato di un primo incontro con categorie economiche e sindacati, per iniziare a declinare sul territorio emiliano-romagnolo l’accordo nazionale, in attesa che il Governo sciolga gli aspetti applicativi e che arrivi il documento dell’Inail su procedure e operatività nel realizzare la profilassi nei luoghi di lavoro. In vista del prossimo incontro del tavolo, previsto per metà aprile, l'obiettivo è realizzare una mappatura dei territori e delle aziende. “Così mettiamo in sicurezza i posti di lavoro, le città e le nostre comunità – sottolinea l’assessore Colla -, con ampi spazi di libertà, possibilità e tutele per aziende e lavoratori che va a rafforzare sul territorio il Piano strategico nazionale vaccinale”. Un modello organizzativo – si sbilancia Colla - che può coprire, aziende emiliano-romagnole di tutti i settori e dimensioni”.
“Dalle imprese e dalle parti sociali dell’Emilia-Romagna - aggiunge l’assessore Donini - ho apprezzato una disponibilità che testimonia quanto possa essere centrale, anche nelle politiche di sanità pubblica, il mondo del lavoro. Ovviamente l’organizzazione – mette in chiaro - entrerà in campo una volta che sarà definita un’adeguata consistenza di forniture di vaccini e quando sarà immunizzata la popolazione fragile e anziana maggiormente a rischio”.
Vaccino Covid in azienda: come richiederlo
Le imprese che aderiranno al protocollo dovranno inviare all'Azienda sanitaria di riferimento il loro piano, indicando il numero di vaccini richiesti per i lavoratori disponibili, così da consentire all'Azienda sanitaria la programmazione delle distribuzioni. La gestione dei costi sui luoghi di lavoro è “interamente a carico del datore, compresi i costi per la somministrazione”, mentre “la fornitura dei vaccini, dei dispositivi per la somministrazione, aghi e siringhe, e la messa a disposizione degli strumenti formativi previsti, è a carico dei Servizi sanitari regionali territorialmente competenti”. Sarà su base volontaria l'adesione alla somministrazione da parte dei lavoratori: questo nel “pieno rispetto della scelta rimessa esclusivamente al singolo lavoratore, delle disposizioni in materia di tutela della riservatezza, della sicurezza delle informazioni raccolte ed evitando, anche ogni forma di discriminazione”. Le imprese più piccole potranno accordarsi con quelle più grandi o appoggiarsi alle strutture dell’Inail. Inoltre, se la vaccinazione cadrà durante l'orario di lavoro, il tempo necessario per la somministrazione sarà equiparato a tutti gli effetti a quell'orario, mentre conteranno come malattia i giorni successivi, necessari a smaltire eventuali effetti avversi.
Chi somministrerà i vaccini
Saranno operatori sanitari, preparati attraverso una piattaforma dell'Istituto superiore di sanità, a effettuare materialmente l'iniezione: il medico competente, invece, si occuperà del triage preventivo sullo stato di salute. Se l'azienda non ha il medico competente potrà avvalersi delle strutture sanitarie dell'Inail. In questo caso, trattandosi di iniziativa vaccinale pubblica, gli oneri resteranno a carico dell'Inail. Dovranno essere idonei anche i locali dove somministrare il vaccino, con le zone necessarie in caso di reazione avversa. Le aziende che non dispongono di spazi adeguati potranno ricorrere “a strutture sanitarie private e concludere una specifica convenzione con strutture in possesso dei requisiti per la vaccinazione, con oneri a proprio carico, ad esclusione della fornitura dei vaccini che viene assicurata dai Servizi sanitari regionali”.
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