Alessandro Cortini primo italiano nella Hall of Fame del rock

Nato a Bologna, cresciuto a Forlì, grazie ai Nine Inch Nails è entrato a sorpresa nell’olimpo mondiale del Rock and Roll

Alessandro Cortini nella Rock Hall of Fame del Rock and roll

Alessandro Cortini nella Rock Hall of Fame del Rock and roll

Forlì, 11 novembre 2020 - È il primo italiano nella Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland, in Ohio: tra i nomi dei Beatles, Rolling Stones, Elvis Presley e altre leggende della musica c’è da qualche giorno anche il polistrumentista Alessandro Cortini, bolognese di nascita ma cresciuto a Forlì. La sua avventura con i Nine Inch Nails, la rock band statunitense che è stata ammessa lo scorso giovedì, è cominciata 20 anni fa a Los Angeles, leggendo un volantino per strada. "Mi sono iscritto all’audizione – raccontava al Carlino all’inizio della sua carriera –. Mi sono presentato il giorno dopo e ho suonato due pezzi. Infine mi hanno chiesto ufficialmente se volevo far parte del gruppo". I ’Nin’, come li chiamano i fans (dall’acronimo della band) sono entrati nella Hall of Fame insieme a nomi del calibro di Depeche Mode, i Notorious B.I.G., i Doobie Brothers e Whitney Houston.

Nine Inch Nails; il terzo da sinistra è Trent Reznor. Alessandro Cortini il primo a destra
Nine Inch Nails; il terzo da sinistra è Trent Reznor. Alessandro Cortini il primo a destra

Cortini, cosa si prova? "Un’emozione molto intensa, difficile da definire. Questo anno per me è stato molto denso. In settembre è morto mio padre, a cui ero molto legato, il Covid ha cambiato radicalmente il modo di vivere di tutti e ora la Hall of fame… Se devo essere onesto mi sento come un cassiere del supermercato che cerca di scansionare rapidamente tutti i prodotti, ma, nonostante il suo impegno, li vede accumularsi continuamente sul nastro. Ci vorrà molto perché possa capire quello che sta succedendo". Sapeva di essere in lizza per il riconoscimento? "Si parlava dell’inserimento della band, ma non sapevamo che sarebbero stati citati i nomi dei suoi componenti. Alla fine la decisione è stata questa, come simbolo di ciò che il gruppo è diventato negli ultimi 15 anni. Mi ha fatto piacere perché mi sono sentito ancora di più parte di una vera e propria famiglia".

I Nine Inch Nails
I Nine Inch Nails

La cerimonia si è tenuta solo online. "Sì. Ci siamo visti su Zoom ed è stato un bellissimo momento. Certo, da un lato mi sarebbe piaciuto essere lì, ma d’altra parte io sono una persona molto schiva. Sono contento quando è la mia arte ad avere successo, non mi interessa che venga riconosciuto il mio volto. A me, tutto sommato, piace stare a suonare sul divano, con mia moglie e i miei gatti". È il primo italiano nella rock and roll hall of fame, ma, dopo tanti anni all’estero, si sente ancora italiano? "Quando avevo 22 anni mi sono trasferito a Los Angeles dove sono rimasto per vent’anni. Tre anni fa, insieme a mia moglie, abbiamo deciso di spostarci a Berlino, per i miei lavori legati alla scena musicale elettronica. Ora andiamo alla ricerca di un clima più mite, e stiamo facendo i bagagli per il Portogallo. Ma mi sento sia italiano che statunitense". Pensa mai di tornare in Italia? "Nella mia Forlì no. Quando ci vivevo trovavo molto difficile crescere come individuo in quella dimensione a metà tra città e paese e solo andandomene sono riuscito a trovare una mia voce. Non mi dispiacerebbe, un domani, avere un appoggio a Bertinoro". Come va la musica con il Covid? "Come Nin siamo fermi. Io suono molto e lavoro ai miei progetti: faccio uscire dei singoli mensilmente e in primavera un disco. In fondo a me importa suonare, non mi importa troppo se su un palco, in uno studio di registrazione o nel mio salotto".