Strage del 2 agosto a Bologna, in edicola da martedì 28 luglio il libro di Beppe Boni

Spunti nuovi e documenti inediti sulla bomba alla stazione di 40 anni fa. In edicola col Carlino a 9,90 in più

'La strage del 2 agosto', il libro di Beppe Boni

'La strage del 2 agosto', il libro di Beppe Boni

Bologna 28 luglio 2020 - Esce domani, a pochi giorni dal 40esimo anniversario della Strage di Bologna, il libro del condirettore de 'il Resto del Carlino' e ilrestodelcarlino.it, Beppe Boni: 'La strage del 2 agosto - La bomba alla stazione. I processi, i misteri, le testimonianze. 2 agosto 1980-2 agosto 2020' edito da Minerva, con la prefazione del direttore di Qn e Il Resto del Carlino, Michele Brambilla.

Esce in edicola insieme a 'il Resto del Carlino' a 9,90 in più e nelle librerie. Attraverso un minuzioso lavoro di ricostruzione, Boni offre degli spunti nuovi, corroborati da documenti mai pubblicati sulla verità riguardo l'attentato.

Il primo passaggio 'inedito' riguarda ''i dispacci inviati al Sismi dal colonnello dei carabinieri Stefano Giovannone, nome in codice 'Maestro', ex capo scorta di Aldo Moro e, in seguito, capo stazione per i nostri servizi in Medioriente con base a Beirut, in Libano''. Boni ripercorre la vicenda del 'Lodo Moro' che - spiega nel libro - ''è un accordo tra lo stato italiano e l'Fplp, Fronte Popolare per la Liberazione Palestina, voluto da Aldo Moro, all'indomani della strage dell'aeroporto di Fiumicino proprio da parte dei terroristi palestinesi (1973).

L'Italia si spaventa, i Servizi segreti si mettono al lavoro. Moro intuisce che la scelta di portare la guerra in Europa da parte dell'Olp può essere pericolosa per il nostro Paese e per il ruolo dell'Italia nella politica del Mediterraneo. Che fare? Moro, condividendo evidentemente con altri vertici di governo questa scelta politica che non poteva essere divulgata, decide di scendere a patti con i Palestinesi. L'accordo prevede, infatti, l'immunità dei Palestinesi che operavano nel nostro Paese e la possibilità, da parte loro, di tenere armi ed esplosivi da utilizzare in altri Paesi europei. In cambio, l'Olp si impegnava non compiere attentati in Italia a eccezione di beni e persone ebree o di nazionalità americana''.

Il garante del patto tra Italia e il Medioriente è proprio Giovannone. 

Tutto sembra filare liscio - racconta Boni - finché ''nel novembre del 1979 vengono arrestati ad Ortona tre esponenti del Collettivo di via dei Volsci tra cui il loro leader Daniele Pifano, mentre su un furgone trasportavano due missili terra-aria Strela-2 che appartenevano all'Fplp, l'organizzazione palestinese di matrice marxista aderente all'Olp che in Europa operava con il gruppo del terrorista internazionale Carlos lo Sciacallo denominato 'Separat'.

Insieme a loro viene arrestato anche il rappresentante dell'Fplp in Italia Abu Saleh, che risiedeva a Bologna e sul cui comodino del letto, al momento dell'arresto, viene trovato un biglietto in cui c'è scritto il numero telefonico diretto del colonnello Giovannone''.

Con questi arresti - ricostruisce Boni - inizia ''la turbolenza contro l'Italia dal Medio Oriente. L'Fplp ritiene che sia stato violato il 'Lodo Moro'''. Quando ad Ascoli si apre il processo, nel gennaio 1980 - racconta Boni nel libro -, ''il presidente del tribunale riceve una missiva da parte dell'Olp in cui si minacciava l'Italia di una ritorsione per aver rotto l'accordo se non avessero immediatamente posto in libertà Abu Saleh, i loro compagni del collettivo di via dei Volsci e non avessero restituito le armi di loro proprietà. Ovviamente i giudici, ignari dell'esistenza del Lodo Moro, conosciuto solo nelle stanze di una parte della politica e degli 007 italiani, procedono ugualmente e condannano tutti gli imputati''. Da Beirut - illustra Boni -, da parte di Giovannone ''arrivano in Italia segnali di grande preoccupazione e l'ufficiale invia al nostro Paese una serie di dispacci allarmati. La ritorsione è nell'aria, il clima si fa teso''. Il testo integrale di quattro di questi dispacci ''è riportato per la prima volta in questo libro'' spiega Boni.

Ecco il verbale integrale di Aldo Gentile, l'ex giudice istruttore dell'inchiesta sulla strage di Bologna in rapporti con il referente dell'Fplp palestinese arrestato per i missili sequestrati a Ortona ad alcuni esponenti dell'autonomia operaia. Il magistrato Gentile, ormai in pensione, viene ascoltato dal pm bolognese Enrico Cieri che lo interroga nel novembre 2012 nell'ambito dell'indagine, poi archiviata, ''Thomas Kram + 1'', cioè la famosa ''pista palestinese''.

Il botta e risposta coi magistrati è riportato nel nuovo libro di Beppe Boni. Scrive Boni: ''Saleh era un cittadino giordano, ufficialmente imprenditore, nel 1979 viveva in Italia e studiava all'università di Bologna. È l'uomo chiave del Lodo Moro (l'accordo fra Italia e palestinesi per non fare attentati nel nostro paese, ndr) il personaggio dal quale parte e ruota tutta la vicenda che attribuisce ai terroristi palestinesi l'intenzione di avviare ritorsioni contro l'Italia. L'ombra di questa ipotesi grava sulla strage di Ustica e sulla strage di Bologna, è la famosa pista palestinese sondata e archiviata dalla magistratura nonostante segnalazioni, esposti, sollecitazioni, tutti aspetti che avrebbero meritato ulteriori approfondimenti sul piano investigativo''. Boni ricorda "che il 7 novembre 1979 Saleh era a Ortona, doveva imbarcare per il Libano due lanciamissili Strela di fabbricazione sovietica destinati al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, di cui faceva parte. Abu Saleh si fece aiutare da esponenti di Autonomia Operaia - Daniele Pifano, Giorgio Baumgartner e Giuseppe Nieri - i quali si prestarono a portare a Ortona la cassa contenente i lanciamissili. Strana compagnia. Vennero tutti arrestati e condannati.

E da qui parte la reazione, secondo il Sismi, dell'Fplp con i propositi di vendetta, gli annunci di possibili attentati contro l'Italia per non aver rispettato il famoso Lodo Moro che prevedeva libero passaggio di armi palestinesi in casa nostra in cambio dell'immunità sugli attentati''.

La storia italiana di Abu Saleh - osserva Boni - parte da Bologna dove risulta essere uno dei tanti studenti in Scienze Politiche, ''c'è prima e c'è dopo la scarcerazione per l'affare dei missili, ricompare dopo la strage fino al 1981, poi sparisce''.

In una intervista del 2009, aggiunge Boni, Saleh ''ammette l'esistenza dell'accordo Italo-palestinese ottenuto con la mediazione e la garanzia del Sismi, attraverso (naturalmente) il colonnello Stefano Giovannone, plenipotenziario dei nostri Servizi di sicurezza a Beirut. E proprio di questo Saleh si parla nel verbale del giudice Gentile a cui vengono esibiti, per il suo esame, gli atti allegati alla nota informativa della Digos di Bologna del 29 ottobre del 2012 relativa a una autorizzazione al temporaneo trasferimento di Anzeh Abu Saleh a Roma «per fini di giustizia» su indicazione della Corte d'Appello dell'Aquila per il procedimento dei missili.

''Nello stesso contesto - si legge nel libro - viene informato dell'interpellanza su questa vicenda presentata dall'allora parlamentare Enzo Raisi al Ministero di Grazia e Giustizia. Il colloquio, fatto per capire meglio il ruolo di Saleh, è tranquillo. I due colleghi si danno del tu. Ed è presente anche Antonio Marotta, dirigente della Digos di Bologna. Emergono alcuni aspetti interessanti su questo giordano così affezionato all'Italia. E a Bologna''. Ecco di seguito alcuni stralci della conversazione, così com'è registrata negli atti ripresi e pubblicati da Boni nel suo libro sulla strage di Bologna. Pm Cieri "Questi atti che riguardano Anzeh Abu Saleh tu li ricordi?"

Gentile "Guarda, io ricordo di Saleh... Saleh stava a Bologna".

Pm Cieri "Stava a Bologna".

Gentile "Abitava in via delle Tovaglie e frequentava il bar che era di fronte alla sua abitazione. Ci si vedeva, si familiarizzava"

Pm Cieri " Cioè era una conoscenza privata tua?"

Gentile "Sì, sì, fatta al bar. siccome questo stava sempre lì, ci si salutava e ci si scherzava così... assolutamente mai cose professionali... assolutamente no. Poi sono andato a Roma. sono dovuto andare da. non mi ricordo come si chiama, comunque era il fiduciario dell'Olp a Roma il quale mi svelò che Anzeh Abu Saleh era un suo agente. e precisamente il suo agente a Bologna. E ne era scontento, si lamentò. era una chiacchiera e finì lì"

Pm Cieri "Chi era questo qui, Abass?"

Gentile "Spetta. Farhat Abass forse".

Pm Cieri "Comunque un rappresentante italiano"

Gentile "Dell'Olp".

Pm. Cieri"Dell'Olp".

Marotta "Che stava a Roma?"

Gentile "Che stava a Roma, sì. Farhat Abass forse, non mi ricordo. una cosa del genere".

Pm Cieri "Ma tu come lo hai conosciuto questo rappresentante".

Gentile: "L'ho conosciuto. sono andato io. sono stato io che ho chiesto di parlargli, perché volevo dei chiarimenti (incomprensibile) sono passati poi. passati trent'anni. avevo bisogno di informazioni perché preparavo una visita in Libano. Dal Sismi avevo saputo che a Beirut c'era, come si chiamava quella tizia, la terrorista palestinese che aveva partecipato ad un attentato all'aeroporto di Tel Aviv, aveva a suo seguito dei fuoriusciti italiani fascisti. Allora, fra i motivi questo fu... fu uno dei motivi che mi spinsero ad andare lì in Libano praticamente a spese mie con la scorta dei colonnello che era l'addetto militare dell'Ambasciata italiana a Beirut.

Pm Cieri "E ti ricordi il nome?"

Gentile "Aspetta".

Pm Cieri "Era per caso il colonnello Giovannone?

Gentile "Giovannone. sì, Giovannone. La cosa non ebbe nessun esito perché quelli non parlano".

Pm Cieri "Voi avete interrogato qualcuno, avete provato ad interrogare qualcuno?"

Gentile "Sì, io ho rintracciato questa ragazza. era una ragazzina semplice, modesta alla quale non davi due soldi".

Pm Cieri "Ma era italiana o palestinese?"

Gentile "No, palestinese. aveva partecipato all'attentato a Tel Aviv in cui erano morte pure parecchie persone. Mi era stata indicata dal Sismi come una delle... delle organizzatrici di formazioni paramilitari in cui c'erano dei fascisti fuoriusciti. Tu sai che l'orientamento generale a quel tempo fu, sono stati i fascisti, quindi l'orientamento era verso queste bande che poi da una parte andarono in Libano, da una parte i fascisti trovarono effettivamente ricetto presso l'Olp mentre la parte avversa e cioè (inc) hanno… aiuto militare ed economico presso. mhhh ho il ritratto lì, in libreria. i cristiani maroniti".

Pm. Cieri "Mh!" Gentile "In quel coacervo cercai. cercai informazioni, se ci fossero dei fascisti che erano stati segnalati dal Sismi o alla Digos come possibili autori non direttamente dell'attentato ma dell'area in cui era maturato l'attentato. E si cercava informazioni su queste figure, se esistevano, come si chiamavano e cosa avevano fatto. Informazioni che non ebbero. tutte richieste che non ebbero successo. Ognuno si faceva i fatti suoi".

Pm Cieri "E tu sei andato in Libano con il colonnello Giovannone o lo hai trovato lì?"

Gentile "No, Giovannone era l'addetto militare all'Ambasciata".

Pm Cieri "E tu con chi sei andato lì?"

Gentile "Io sono andato da solo la prima volta, però avevo l'appoggio presso Giovannone. La seconda volta sono andato con. un carabiniere che poi è diventato generale, ed è stato compromesso, nel senso che si è fottuto i soldi di un riscatto. di un sequestro di persona. come si chiamava. l'ho conosciuto da colonnello... e mi era stato sempre affidato. era stato addetto dal Sismi per accompagnarmi. ma come si chiamava".

Pm Cieri "ah. dice. questo è il fonogramma a tua firma «per opportuna conoscenza comunicasi Corte Appello Aquila a richiesta a questo Ufficio habet autorizzato Saleh Abu Anzeh ad assentarsi da Bologna periodo.» qui dice 24 settembre '81. ed è indirizzato alla Questura di Bologna. Quindi sei tu che dalla. riceve. trasmette Frisoli, riceve Vento. Quindi sei tu che comunichi alla Questura di Bologna che la Corte d'Appello ha autorizzato Anzeh Abu Saleh ad assentarsi da Bologna in questo periodo (per motivi legati all'inchiesta sui missili, ndr). Abbiamo detto che la ragione di questa richiesta tu non la ricordi?"

Gentile "No, assolutamente no".

Pm Cieri "Ricordi genericamente Anzeh Abu Saleh era stato conosciuto diciamo per ragioni private".

Gentile "Sì, sì, occasionali".

Pm Cieri "E che avevi poi saputo essere il rappresentante bolognese dell'Olp?"

Gentile "Sì, dell'Olp".

Pm Cieri "Va be'! Mi pare che su questa. in questi. negli atti che noi abbiamo esaminato, relativi alle indagini sulla strage alla stazione di Bologna non c'è nessun riscontro a questa. a questi fonogrammi, cioè non c'è".

Pm Cieri "Senti, un'altra cosa di questo Anzeh Abu Saleh, rappresentante bolognese dell'OLP, tu ricordi che ne hai parlato con Floridia e Zincani, con i colleghi. ne avete parlato?"

Gentile "Sì, lo conoscevano anche loro. Che stava sempre lì al bar in via delle Tovaglie. Ci si incontrava, si scherzava. era un personaggio conosciuto un po' da tutti. Noi nell'intervallo, la cosiddetta pausa caffè, si andava tutti in quel bar lì. Era conosciuto da tutti. Floridia un po' meno perché Floridia era. era di costumi molto morigerato, dove non pigliava niente, non faceva intervalli, ma Zincani ci veniva (Floridia e Zincani hanno smentito questa ricostruzione, ndr)".

Marotta "Quindi prima dell'arresto di Anzeh Abu Saleh lei sapeva già che era un militante del Fronte".

Gentile "Sì, questo sì, perché se a quel tempo fosse stato detenuto me ne sarei ricordato. no, no, a quel tempo quando io ho conosciuto questo losco signore, Anzeh Abu Saleh frequentava il bar di via Tovaglie. era un palestinese e basta".

Marotta "quindi quando venne arrestato lei sapeva già che lui era un militante del Fronte... venne arrestato ad Ortona, diciamo. quando An- zeh Abu Saleh venne arrestato ad Ortona lei sapeva già che era un militante del Fronte".

Gentile "Sì, sì, perché. quando io ho parlato con il rappresentante dell'Olp, la faccenda dei missili non era ancora venuta fuori".Marotta "Non era venuta fuori, quindi stiamo parlando prima del '79".

Gentile "Sì".

Marotta "Ok!"

Pm Cieri "Però scusa una cosa, tu con il rappresentante dell'Olp a Roma. tu ci parli per la strage alla stazione di Bologna o per altre cose?" Gentile "No, no, per la strage".

Pm Cieri "e quindi dici di aver parlato dopo il 2 agosto '80?"

Gentile "Perché. sì, certo".Marotta "ma il secondo viaggio in Libano per quale ragione è avvenuto? Il primo era legato al.."

Gentile "Dunque, è avvenuto sempre per il fatto che, da notizie date dal Sismi, c'erano questi opposti schieramenti di fascisti e di comunisti, gli uni appoggiavano l'Olp, gli altri appoggiavano".

Marotta "I cristiani maroniti".

Gentile ''La falange dei cristiani maroniti. ebbi ulteriori notizie dal Sismi che alcuni di rifugiati fascisti presso l'organizzazione dei cristiani maroniti, ci fosse... questa notizia... aspetti che mi ricordo. ci fossero tre tedeschi, se mi ricordo. non mi ricordo gli altri. che avessero proprio partecipato alla strage".

Marotta ''Questo nel secondo viaggio?''

Gentile ''Sì''.

Pm Cieri ''Tre tedeschi?''

Gentile ''Tre tedeschi della Rote Armee Fraktion".

(AdNKronos)