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Economia

Agcom contro il ‘pezzotto’, multe per i ‘pirati’ della pay tv

Sanzioni fino a 5mila euro per chi guarda le partite illegalmente: allarme tra gli utilizzatori. Il termine dialettale napoletano ‘pezzotto’ indica un decoder modificato illecitamente

Riprese televisive di una partita di calcio

Riprese televisive di una partita di calcio

Cesena, 15 marzo 2024 – Dai tempi dei decoder modificati e delle schede piratate, fino allo streaming via web grazie a Telegram e a siti di dubbia provenienza.

Ha vissuto molte vite il celebre ‘pezzotto’, termine del dialetto napoletano che indica un oggetto modificato per uno scopo. L’obiettivo, solitamente, è quello di permettere la fruizione a un costo minore, se non addirittura gratuito, di un servizio televisivo in commercio.

In Italia il fenomeno è strettamente legato alle partite di calcio, con la Lega Serie A che stima di subire ogni anno circa 300 milioni di danni a causa dello streaming pirata.

Per contrastare il fenomeno, dal primo febbraio è attivo il Privacy Shield, strumento dell’Agcom (L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, l’autorità amministrativa indipendente di regolazione e garanzia nel settore delle comunicazioni), in grado non solo di bloccare in tempo reale i siti che trasmettono illegalmente, ma anche di individuare, attraverso gli indirizzi Ip e altri dati di navigazione, chi utilizza queste piattaforme.

Uno dei grossi ostacoli a cui le autorità vanno incontro, è l’estrema rapidità con cui queste piattaforme si moltiplicano in breve tempo. Dopo il blitz di qualche anno fa da parte della Guardia di finanza ai danni della piattaforma Xtream codes, sempre meno decoder farlocchi vengono utilizzati per usufruire del pezzotto.

A oggi il business delle tv pirata passa principalmente per le Iptv e per le applicazioni illegali. Le prime consistono in veri e propri palinsesti che vengono trasmessi attraverso internet.

Solitamente si tratta di siti web che, a fronte di un abbonamento mensile di circa dieci euro, garantiscono la visione delle principali piattaforme mondiali, spaziando tra le tv tradizionali, come Mediaset, e le applicazioni di streaming più moderne, come Dazn.

Per connettersi a questi link, solitamente si utilizzano delle chiavette o dei box contenenti i sistemi operativi di Google o Amazon.

Oltre alle Iptv, gli streaming pirata vengono trasmessi attraverso applicazioni installabili da store alternativi o semplicemente grazie ai canali di Telegram. Nonostante le varie chiusure da parte delle autorità, inoltre, restano ancora in piedi siti storici come Rojadirecta.

Al momento, il nuovo strumento si è rivelato efficace soprattutto nell’oscurare i siti delle Iptv e le trasmissioni delle partite minori, mentre fatica a bloccare i link relativi ai match più importanti, altamente diffusi e costantemente rinnovati a livello mondiale.

Se da un lato l’Agcom ha ottenuto l’aiuto dei principali operatori telefonici, dall’altro la lacuna più grossa consiste nella mancanza di collaborazione da parte di Google e Amazon.

I due colossi, infatti, continuano a garantire la presenza sui loro store di queste applicazioni illegali, guadagnando una parte degli introiti legati alla pubblicità. Google, inoltre, non ha ancora modificato il proprio motore di ricerca, che continua a mostrare link e guide relative al pezzotto.

Un altro fenomeno che le autorità dovranno tenere in conto, è il crescente utilizzo da parte degli utenti delle Vpn, delle rete private virtuali che consentono di nascondere il proprio indirizzo Ip.

Grazie a queste reti è possibile connettersi in maniera anonima a server localizzati in tutto il mondo, aggirando le normative locali. Grazie alle Vpn un utente italiano, per esempio, potrebbe risultare connesso dagli Stati Uniti.

L’Agcom, però, ha tracciato la linea: chi usufruisce del pezzotto rischia fino a 5mila euro di multa, mentre per chi trasmette, oltre a 15mila euro di multa, si parla di fino a tre anni di carcere.