Editoriale

I marciapiedi, fra degrado e incuria

Alcune mattine fa percorrevo a piedi la via Orefici e, all’altezza del numero 3A, sono inciampata in un dislivello/buca del marciapiede, cadendo distesa a terra. Per fortuna, mi sono solo sbucciata le mani ed un ginocchio. Sottolineo che è una cosa indecorosa e da terzo mondo che i marciapiedi, in pieno centro visitato da tanti turisti, siano lasciati in questo stato, che ho visto essere tale almeno fino all’Ambasciatori. Invito il sindaco a fare un giro a piedi (e non in bicicletta), per rendersene conto. Mi auguro solo che questo incidente non capiti a persone meno agili di me.

Elisabetta Gallassi

Risponde Beppe Boni

Le segnalazioni di marciapiedi sconnessi, con buche, avvallamenti, asfalto sbrecciato arrivano con sempre maggiore frequenza. Per caso Bologna sta franando? Macchè Bologna è sempre la stessa, il problema è che come altre città dell'Emilia Romagna è una anziana signora ancora belloccia e piacente che però ogni tanto ha necessità di lifting. Niente botulino o acido ialuronico, ma cemento e catrame, grazie. Le segnalazioni di pessima manutenzione, fra l'altro, arrivano anche dalla provincia dove sono nati persino dei comitati che denunciano il pessimo stato dei marciapiedi, come a Castel San Pietro. In realtà i marciapiedi sembrano un po' ovunque figli di un Dio minore perché in molte città d'Italia, piccole e grandi, le lamentele sono diffuse. Le amministrazioni comunali sono abituate a ragionare, a volte bene a volte male, sui grandi progetti di mobilità poi tralasciano le esigenze dei poveri pedoni. E così non va bene. A Bologna si creano grandi aspettative sul Passante, sugli inutili 30 all'ora per decreto, sulla linea del tram, sulla riapertura del canale in via Riva Reno con corredo di aiuole, mentre l'asfalto pedatorio va nel dimenticatoio. Ed è un pessimo biglietto da visita anche per i turisti che sono diventati una grande risorsa per Bologna. Quindi qualcuno si dia una sveglia. I pedoni piangono.

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