Editoriale

Il commercio al dettaglio se la cava

L'inflazione sta facendo retromarcia, le banche in attesa delle decisioni della Bce sul calo dei tassi hanno già autonomamente abbassato il costo del denaro. Ma le persone tendono a spendere meno. Sarebbe interessante sapere come sta in salute il mondo del commercio, dei negozi, degli esercizi che ogni mattina a Bologna e in Emilia Romagna, aree benestanti del paese, alzano la saracinesca. Ad occhio e croce credo che questo comparto economico non se la cavi bene. Ma se davvero le cose stanno in questi termini bisogna aiutare il settore che garantisce la vita a tante famiglie.

Enrico Masi

Risponde Beppe Boni

Intanto va sottolineata la linea di tendenza delle banche che hanno fatto un passo verso le esigenze dei cittadini ritoccando verso il basso anche i mutui per la casa. Il commercio al dettaglio tutto sommato pur fra alti e bassi se la cava abbastanza bene. Nel 2023 le vendite del commercio in Emilia-Romagna al dettaglio, secondo l'analisi di Unioncamere, sono moderatamente aumentate (+1,4%), un risultato positivo che risulta trainato da iper e grandi magazzini che hanno incrementato le vendite del +6,6%. Però c'è da ricordare che il numero delle imprese chiuse supera quello delle imprese che aprono. Nel 2023 hanno alzato la serranda ex novo 1.618 imprese di commercio al dettaglio, a fronte di 2.974 cessazioni. Il saldo è negativo per 537 unità. Negli ultimi otto anni solo il 2021 si è chiuso con più aperture che chiusure e in dieci anni si sono perse 7500 aziende fissando quelle attive a 40212. Nei punti vendita alimentari il volume d'affari è aumentato del +1,6%, a fronte di un incremento dei prezzi del 9,4%. Soffre invece il commercio non alimentare. La flessione del numero di imprese è dovuta a vari fattori, compresi i due anni terribili del Covid, ma anche in seguito a cambiamenti strutturali interni e non ultimo al cambiamento delle abitudini dei consumatori sempre più inclini agli acquisti on line.

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