Editoriale

Il mosaico delle multiutility

Ora che Hera ha riorganizzato i propri vertici - esce lo storico presidente Tomaso Tommasi di Vignano, sale al suo posto un manager interno, Cristian Fabbri - sarà interessante vedere come la multiutility si riposizionerà sul mercato italiano. E lo stesso vale per Iren. Insomma, le due multiutility che gestiscono energia, gas, acqua e rifiuti praticamente per tutta l'Emilia Romagna probabilmente torneranno protagoniste nel possibile risiko di alleanze e fusioni che coinvolge altri colossi italiani, come la lombarda A2A e la romana Acea. Fino a cinque anni fa l'ipotesi di una mega fusione tra queste società era all'ordine del giorno della politica che ancora ha un controllo decisivo sulle ex municipalizzate, poi i dossier si sono raffreddati tant'è che i gruppi hanno preferito allargarsi inglobando medie e piccole utility che operavano a ridosso dei loro confini. La stessa Hera, da Bologna e dalla Romagna, si è infatti piano piano allargata in vent'anni al resto dell'Emilia (Reggio, Parma e PIacenza, escluse), al Nord Est e alle Marche, mentre Iren, che copre anche Piemonte e Liguria, ha adottato una politica di piccole acquisizione che di recente ha interessato ad esempio l'utility di Alba. Ora però, tornano, seppur non ufficiali, voci di dialogo tra le grandi multiutility per trovare se non altro grandi intese in settori specifici, come l'energia, il gas, l'acqua o i rifiuti. Al di là dei rumors, l'ulteriore passo verso la creazione di un campione nazionale è una strada obbligata per questi gruppi perché è necessaria una maggiore massa critica sia per alzare la qualità dei servizi - magari con tariffe più a portata di tutti - sia per mettere finalmente la testa fuori dai confini nazionali. Hera e Iren hanno appena licenziato trimestrali in salute e annunciato investimenti, come la partnership tra la stessa Hera e Orogel (gigante dei surgelati) per produrre energia rinnovabile. Però serve qualcosa di più e una strategia di crescita di lungo periodo. Nel panorama italiano si affacciano anche altri giocatori, non a caso in Toscana è appena nata una multiutility che ha unito, da Firenze a Prato, le realtà locali e che punta a quotarsi in Borsa. Parlare quindi di nuovi patti potrebbe garantire una prospettiva di margini e ricavi sempre più sostanziosi. Con ricadute positive, appunto, sui servizi, ma anche sui bilanci dei tanti Comuni che sono azionisti di queste società.