Cimiteri storici in Emilia Romagna, la memoria è arte: "La prima legge per valorizzarli"

Dalla Certosa di Bologna all’Osservanza di Faenza, dalla Regione fondi per ventidue siti monumentali

un particolare del cimitero monumentale di Ravenna, eretto nel 1817 sulla riva del canale Candiano

un particolare del cimitero monumentale di Ravenna, eretto nel 1817 sulla riva del canale Candiano

Bologna, 27 novembre 2023 – Nelle tombe, ci rammenta Ugo Foscolo, è racchiusa una "eredità di affetti". Nei cimiteri – e soprattutto in quelli storici e monumentali – è custodito un tesoro di civiltà e di arte. L’Emilia-Romagna è la prima regione ad avere varato una legge per valorizzare questi luoghi della memoria e nei giorni scorsi sono stati concessi i primi contributi (circa 92mila euro), destinati a ventidue siti cimiteriali da Piacenza a Rimini: serviranno a salvaguardarli, promuoverli e a favorirne l’accessibilità. "Credo sia un importante passo in avanti", esordisce Mauro Felicori, assessore regionale alla cultura, che in questa legge vede anche una personale ‘conquista’ (o rivincita).

"Nel 1999, quando ero dirigente in Comune a Bologna, con la nuova giunta fui ‘spedito’ a occuparmi della Certosa – racconta –. Ma quel trasferimento fu per me l’occasione di scoprire un bene culturale di primaria importanza, che era stato largamente sottovalutato per ignoranza, superstizione, rimozione e un certo accademismo". Felicori è fra i fondatori dell’associazione europea dedicata ai ‘significant cemeteries’ e ha dato vita a un movimento che oggi ha portato alla rinascita dell’interesse per i luoghi di sepoltura. In Emilia-Romagna sono 427 i cimiteri annoverati come storici e monumentali, compresi anche i cimiteri ebraici, ecclesiastici e di guerra: Modena è la provincia che ne conta il maggior numero (131). Quasi tutti i cimiteri sorsero a seguito dell’editto napoleonico di Saint Cloud del 1806, che imponeva che le tombe fossero spostate fuori dalle mura cittadine: ma proprio a Modena, già attorno al 1770, il duca Francesco III e l’intellettuale Scipione Piattoli iniziarono a sostenere la creazione di un cimitero extraurbano. Tra i complessi più imponenti e importanti della regione, la Certosa di Bologna e quella di Ferrara nacquero sui siti di antichi conventi: sono luoghi di speciale fascino, dove davvero si respira il senso del tempo, "la dolcezza serena e la quasi perfetta e perpetua solitudine", scriveva Giorgio Bassani del cimitero ferrarese. Fra le personalità sepolte alla Certosa di Bologna, il pittore Giorgio Morandi, il poeta Giosuè Carducci, il compositore Ottorino Respighi. E nel cimitero della Villetta, a Parma, si coglie la nobiltà della duchessa Maria Luigia, che esordì al governo proprio con la realizzazione di questa opera. Sculture, bassorilievi e architetture fanno dei cimiteri storici veri e propri musei. Forse non tutti sanno, ad esempio, che alla Certosa di Bologna campeggia il monumento a Gioacchino Murat, realizzato da Vincenzo Vela sulla tomba della marchesa Letizia Murat Pepoli, figlia del re di Napoli, e che al cimitero dell’Osservanza di Faenza la tomba Melandri porta la firma di Lucio Fontana, uno dei massimi artisti italiani. Accanto al cimitero monumentale di Modena sorge il cimitero nuovo, progettato nel 1971 da Aldo Rossi e Gianni Braghieri, con il suo iconico cubo rosso, la ‘casa dei morti’, ripreso da tutti i testi di architettura. Anche i piccoli cimiteri racchiudono grandi storie. Nel cimitero napoleonico di Cavriago (Reggio Emilia), rimasto in funzione fino al 1923, esisteva anche il cosiddetto "angolo degli eretici", destinato alle sepolture degli anarchici, dei socialisti e di coloro che avevano avuto funerali con rito civile. Mentre a Finale Emilia, nella Bassa modenese, si può accedere al minuscolo e toccante cimitero ebraico, il più antico della regione: vi è sepolto anche Donato Donati, mercante modenese (antenato del celebre giornalista Arrigo Levi), che già nel 1600 acquistò il terreno col permesso del duca Cesare d’Este. Con una donazione il premio Nobel Rita Levi Montalcini contribuì alla sua riscoperta e poi alla riapertura: i volontari di Alma Finalis ne curano la manutenzione e le visite guidate.