Il pollo romagnolo è presidio Slow Food: assomiglia al fagiano e ama vivere all’aperto

E’ una delle 40 razze autoctone italiane che in pochi conoscono: prezioso per le uova e per la carne saporita

Bologna, 11 dicembre 2023 - Il pollo romagnolo diventa presidio Slow Food. Una razza che era a rischio di estinzione: nel 1997 ne esistevano soltanto 50 esemplari, nella fattoria di un anziano allevatore in provincia di Ravenna che li mise a disposizione della facoltà di Veterinaria dell’Università di Parma affinché venisse avviato un programma di conservazione e ripopolamento della razza.

Un esemplare di pollo romagnolo (Foto  Oliver Migliore)
Un esemplare di pollo romagnolo (Foto Oliver Migliore)

Come è il pollo romagnolo

Ma che caratteristiche ha il pollo romagnolo? Razza "molto rustica e antica", spiega l'allevatore di Mercato Saraceno (Forlì-Cesena), Stefano Tozzi, il pollo romagnolo "è molto vicino al fagiano, preferisce vivere all'aperto, sopportando bene le intemperie, e si arrampica sulle piante per nascondersi dai predatori". Anche la sua carne è "molto saporita". "Siamo molto orgogliosi che il pollo romagnolo sia diventato il 19esimo presidio dell'associazione - dice l'assessore regionale all'Agricoltura Alessio Mammi - Con Slow Food il rapporto è positivo e condividiamo la visione del cibo non come commodity ma come grande patrimonio culturale". Tra i punti in comune, anche l'impegno "per salvaguardare sempre di più la biodiversità e l'ambiente".

Razze autoctone e biodiversità

Per questo è stato di recente rinnovato fino al 2025 il protocollo d'intesa tra Regione e associazione per la realizzazione di iniziative che valorizzano il patrimonio rurale ed enogastronomico regionale. "Le razze autoctone sono cruciali per conservare la biodiversità degli ecosistemi, per rendere possibili allevamenti su territori marginali e realizzare piccole economie locali", spiega Raffaella Ponzio, responsabile Presìdi Slow Food Italia. "Il pollo romagnolo è una delle 40 razze autoctone italiane - continua - che in pochi conoscono. Quello che cerchiamo di fare con i presidi è sostenere gli allevatori che finora le hanno allevate per passione. Ci piace pensare che la zootecnia non sia solo intensiva - conclude - ma anche un modo fare allevamento più naturale". Tema che è anche al centro dell'edizione di Terra Madre 2024.

Un pollo che ha bisogno di spazio

Fino alla metà del secolo scorso, questa razza avicola era diffusa in tutta l’area delle odierne province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Rustico e abile pascolatore, dalla livrea variopinta, il pollo Romagnolo era apprezzato per la duplice attitudine, anzi triplice: innanzitutto per produrre uova, materia prima tra le più importanti della tradizione gastronomica dell’area, in particolare per la preparazione della pasta fresca, poi per la carne, sapida e saporita e, in alcuni casi, anche semplicemente a scopo ornamentale.

"Nell’aia, il pollo Romagnolo c’è sempre stato" ricorda Lia Cortesi, responsabile Slow Food del nuovo Presidio. "Una razza rustica, che ama stare all’aperto, razzolare liberamente". Eppure, nel secondo dopoguerra, proprio la caratteristica che più lo contraddistingue – il bisogno di ampio spazio per procurarsi il cibo raspando tra i ciuffi d’erba e beccando le granaglie avanzate dalla mietitura – ne ha sancito la pressoché totale scomparsa: garantirgli lo spazio all’aperto è diventato, per chi ha preferito adottare un approccio industriale e intensivo all’allevamento, sconveniente e poco redditizio. Non solo: il pollo di razza Romagnola è piuttosto lento a crescere e impiega fino a sei-otto mesi per raggiungere la massa che le razze commerciali toccano in cinquanta o sessanta giorni.

Oggi ci sono tra i 500 e i 600 riproduttori

Il processo di recupero, cominciato nel 1997, ha consentito di moltiplicare il numero di esemplari: "Oggi possiamo stimare tra i 500 e i 600 riproduttori negli allevamenti della Romagna – spiega Alessio Zanon, presidente della Associazione razze autoctone a rischio di estinzione, che si è occupato anche del pollo Romagnolo – più alcuni altri a livello famigliare". Gli allevatori professionali che aderiscono al Presidio Slow Food sono tre, a cui si aggiungono gli allevatori amatoriali di pollo Romagnolo membri dell’Associazione razze e varietà autoctone romagnole (Arvar). Uno di loro è Davide Montanari, referente dei produttori del Presidio: "Da quasi vent’anni gestisco un piccolo allevamento in cui mi occupo della selezione degli animali destinati a essere i nuovi riproduttori, così da incrementare il patrimonio zootecnico" spiega. Tutti i suoi animali, naturalmente, crescono all’aperto, perché il Romagnolo si esprime al meglio se dispone di ampi spazi erbosi per il pascolo.

I 19 presidi di Slow Food in Emilia Romagna

I Presìdi presenti in Emilia-Romagna sono 19, frutto di una collaborazione di lunga data tra Slow Food Italia e la Regione che ha portato recentemente alla firma di un protocollo d'intesa. "Il sostegno ai Presìdi Slow Food, capaci di creare cultura e identità, porta avanti un progetto che coinvolge le comunità locali e persegue obiettivi come salvare la biodiversità, tutelare gli ecosistemi e le risorse naturali, tutelare la salute dei cittadini e promuovere filiere eque dal punto di vista sociale. I Presìdi sono una ricchezza qualitativamente ineguagliabile, preservata da chi ogni giorno si impegna per ridare il giusto valore all’alimentazione, rispettando chi produce cibo sano e un’armonia che le istituzioni devono difendere e promuovere sempre" aggiunge l'assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi.