"Aggredita perché la piccola piangeva". Ma emerge un’altra verità. Indaga la polizia

Il fatto è avvenuto su una spiaggia a Fano, i cui clienti smentiscono la ricostruzione della turista, che ora vuole denunciare la vicina di ombrellone

Emanuela e la ferita sul collo

Emanuela e la ferita sul collo

Fano, 12 agosto 2022 - "Non tornerò più a Fano in vacanza". Racconta di essere stata aggredita in un Bagno di Sassonia tra l’indifferenza della gente, la bolognese Emanuela C., 52enne mamma single di una bimba che compirà 3 anni il prossimo ottobre. Ma emerge anche un’alta verità. "Noi non eravamo presenti al diverbio e non sappiamo come siano andate le cose – dicono i titolari della concessione balneare – per cui abbiamo semplicemente spostato la turista in un’altra parte della spiaggia. Anche perché la versione dei nostri clienti è ben diversa dalla sua". Ma su questo punto sarà poi la Procura di Pesaro a dover far chiarezza.

Per ora c’è solo il racconto di Emanuela, parzialmente confermato da un referto medico del Pronto Soccorso dell’ospedale di Fano e dal fatto che c’è un’indagine di Polizia in corso per accertare i fatti emersi lo scorso martedì in spiaggia. Gli altri delicatissimi racconti dei testimoni fanno però comunque parte del fascicolo aperto. "Sono stata aggredita dalla mia vicina di ombrellone in spiaggia - racconta Emanuela - e nessuno dei presenti ha fatto nulla per aiutarmi. I titolari della concessione, poi, al posto di far allontanare la donna che mi ha aggredita colpendomi violentemente alle spalle con una racchetta da paddle, hanno fatto cambiare di ombrellone me, posizionandomi in una zona meno confortevole di quella per la quale ho pagato. Oggi ho paura a stare qui in spiaggia perché quella donna è ancora lì al suo posto, impunemente".

Erano circa le 18.30, martedì pomeriggio, quando una pattuglia del Commissariato di Fano è arrivata nello stabilimento balneare di Sassonia chiamata dalla turista, ascoltando e identificando i presenti. "Domani andrò a sporgere ufficialmente denuncia - dichiara Emanuela C. -. Mia figlia è vivace ed io a volte non riesco a gestire le sue intemperanze. Fatto sta che alla mia vicina di ombrellone dava fastidio che la piccola piangesse. Ha iniziato ad urlare che se non ero in grado di tenere la bambina, non avrei dovuto portarla in spiaggia. Allora mi sono avvicinata e le ho detto che facevo del mio meglio e che lei avrebbe dovuto andarsene se non tollerava mia figlia. La signora a quel punto mi ha minacciata e io l’ho mandata a quel paese, poi mi sono girata di spalle e me ne stavo andando quando ho sentito dei passi alle mie spalle e poi la botta. Avevo uno zaino che per fortuna ha attutito il colpo…". E mostra il livido sul collo.

All’arrivo della Polizia la donna ha rifiutato di andare al Pronto soccorso perché credeva di sentirsi bene. Ma la notte le sue condizioni sono peggiorate. Così all’indomani è andata in Pronto soccorso al Santa Croce dove le hanno fatto tutti gli accertamenti del caso, dimettendola in serata con una prognosi di 7 giorni. "Ho un forte senso di nausea - conclude Emanuela -, un grandissimo mal di testa, da due giorni non riesco a dormire. Non capisco perché la signora sia stata così violenta nei miei confronti, non vorrei che fosse perché io e mia figlia siamo ebree". Lo dice mostrando il punto dove è stata colpita: accanto al livido c’è tatuata la stella di David. Spetterà ora alla Polizia fare luce sulla vicenda.