Ciclovia, la rabbia degli espropriati "Territorio sfregiato senza motivo"

Dante Gregorini è uno dei 98 fanesi a cui è giunto l’avviso. "Bastava spostare la pista di pochi metri. Sembra che abbiano tracciato segni su una cartina senza aver mai fatto un sopralluogo. Io non ci sto"

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di Anna Marchetti

"Spostando la ciclabile di pochi metri non avrebbero toccato la nostra proprietà di via Bellandra 120. Sembra che il tracciato sia stato disegnato sulla carta senza aver mai fatto un sopralluogo sul posto". Dante Gregorini e sua moglie Anna Maria sono tra i 98 espropriati della ciclovia del Metauro. Il nuovo percorso, voluto dalla Regione in alternativa a quello lungo la ferrovia Fano-Urbino e condiviso dalla giunta Seri, sta suscitando la preoccupazione e l’ira dei proprietari interessati dagli espropri, che ne stanno venendo a conoscenza tramite il passaparola.

Tra gli arrabbiati c’è Dante Gregorini proprietario della casa di via Bellandra 120, un tempo appartenuta alla nonna, dove parte del giardino e della ‘siepe’, formata da enormi fichi d’India, rischia di essere spazzata via dal nuovo percorso ciclo-pedonale. "Ne sono venuto a conoscenza – conferma Gregorini – nella mattina di venerdì da un altro espropriato di via Bellandra. Mi sono subito mosso chiamando il vice sindaco Cristian Fanesi che ha rimandato la responsabilità alla Regione, invitando il sindaco Massimo Seri che spero venga oggi, mentre ho già incontrato il capogruppo della Lega Gianluca Ilari che era in contatto telefonico con il consigliere regionale Luca Serfilippi. Lunedì vado a chiedere carte e spiegazioni all’assessorato ai Lavori pubblici e spero di riuscire a contattare personalmente l’assessore Barbara Brunori. Posso presentare le osservazioni fino al 29 dicembre, ho pochissimo tempo a disposizione, se si tiene conto delle festività natalizie". "Mi fa rabbia – aggiunge Gregorini – perché avrebbero potuto spostare il tracciato di pochi metri senza danneggiare la mia proprietà e senza dover abbattere i due cipressi e la quercia presenti lungo il percorso. Poi non capisco perché la ciclabile, che corre sull’altro lato di via Soncino, debba attraversare la strada al termine di via Bellandra, davanti alla nostra proprietà, quando l’attraversamento potrebbe essere previsto più avanti, all’altezza della quercia, garantendo più sicurezza a ciclisti e pedoni".

Gregorini se la prende con gli amministratori comunali e regionali che "sfregiano" le proprietà. "Io non ne faccio una questione economica – afferma – ma affettiva. Non tollero che si rovini il giardino della casa di mia nonna dove ho trascorso l’infanzia: una donna d’altri tempi rimasta vedova a 20 anni, con il marito disperso nella prima guerra mondiale, e che ha cresciuto da sola tre figli". Gregorini mostra orgoglioso il cuore della vecchia casa, la cucina con il grande camino e il forno a legno "per sfornare pane e dolci, a Natale e Pasqua, poi lasciati in mostra sulla tavola".

La proprietà di via Bellandra 120 è un pezzo di campagna strappato all’urbanizzazione che i coniugi Gregorini tentano di difendere: "Da venerdì, quando ho saputo dell’esproprio, sono entrato in stato di agitazione". "Dalla preoccupazione – conferma la moglie Anna Maria – non riesce neppure a dormire, anzi la notte trema".