Crisi Saipem, a rischio i lavoratori della mensa

Sono passati da venti a cinque. Hanno lavorato a singhiozzo fino a dieci giorni fa perché a Bellocchi erano presenti meno di 200 dipendenti al giorno

A Fano non ci sono solo i lavoratori Saipem, a vivere con apprensione le notizie che arrivano in queste ore dalla sede centrale di San Donato Milanese. Anche le sorti delle lavoratrici della mensa al suo interno, infatti, dipendono da quelle di Saipem che ieri ha annunciato conti in forte peggioramento facendo sapere che il Cda esaminerà il Piano 2022-25 aggiornato, la manovra finanziaria e il bilancio consolidato, il prossimo 15 marzo. Sono passate da 20 a 5 le lavoratrici della mensa all’interno dell’ex gioiello dell’ingegneria fanese applicata al comparto petrolifero, tutte dipendenti della Compass Group che paga lo scotto della crisi del colosso petrolifero. Anche loro - come i dipendenti Saipem - si stanno guardando intorno: a novembre scorso infatti una addetta alla mensa è andata in pensione, un’altra si è licenziata a gennaio e questa settimana ne andrà in prepensionamento una terza. La cassa integrazione a cui sono obbligate da due anni, le ha infatti logorate. Da quando nel marzo 2020, infatti, i 750 dipendenti Saipem hanno iniziato a lavorare in smart working da casa a causa del Covid, la vita lavorativa di queste donne è cambiata. Hanno lavorato "a spizzichi e bocconi" fino a 10 giorni fa, perché negli uffici di Bellocchi erano presenti meno di 200 dipendenti al giorno e i pasti somministrati non raggiungevano gli 80 al dì. Da questa settimana, invece, San Donato Milanese ha dato una nuova direttiva per gli ingressi contingentati in azienda a causa del Covid, alzando la presenza del personale al 30%, per cui i pasti erogati dalla mensa sono saliti a 200 al giorno, con un impegno di personale pari a 5 addette mensa, delle 20 iniziali.

"Seguiamo con attenzione l’evolversi della situazione - rivela Andrea Piccolo, delegato Cgil per il comparto Chimico e quindi sindacalista dei lavoratori Saipem - perché dobbiamo capire nel concreto cosa significherà tutto questo per i lavoratori e le lavoratrici di Fano. I prossimi 2 3 mesi saranno impegnativi per tutti. Intanto abbiamo la certezza che il 31 marzo si saprà qualcosa sul lavoro in presenza, perché è attualmente in discussione un accordo sindacale sullo smart working". Quanto al rafforzamento patrimoniale necessario a salvare la baracca, "proseguono costruttivamente le interlocuzioni con gli azionisti che esercitano il controllo congiunto - Eni e Cdp - e con le banche riguardo alla manovra finanziaria".

Tiziana Petrelli