
La provincia di Pesaro e Urbino vanta una ricca tradizione artistica, con l'Accademia Orafa di Fano che si distingue per l'eccellenza. Critici d'arte e esperti hanno esaminato il tema del gioiello come opera d'arte, evidenziando il ruolo chiave della città di Fano nella storia dell'arte orafa.
La provincia di Pesaro e Urbino è forse la più ricca in Italia di scuole artistiche, pari quanto Firenze, e l’Accademia Orafa di Fano può contribuire a questa eccellenza. Il critico d’arte e docente alle Belle Arti di Urbino Riccardo Tonti Bandini ha sintetizzato in questo modo l’incontro di ieri alla Fondazione Carifano su “Gioiello come opera d’arte“. L’argomento è stato sviscerato in tutte le sue declinazioni da Tonti Bandini, dalla giornalista e critica d’arte Federica Facchini, dal direttore artistico dell’Accademia Orafa Carlo Bruscia, e Luciano Roberti che ha coordinato i lavori.
Dopo il saluto dell’assessore alla cultura Lucia Tarsi che ha sottolineato come proprio la città di Fano sia stata nella seconda metà del Novecento una delle scuole capofila nell’arte orafa, Federica Facchini ha tracciato un excursus sui grandi artisti che nel ’900 si sono cimentati in questa opera creativa. Dalle prime esperienze degli anni Venti da Alexander Calder a Picasso fino a Arnaldo e Giò Pomodoro e Lucio Fontana, Federica Facchini ha tracciato la storia del gioiello. Tonti Bandini ha fatto una carrellata sui principali artisti marchigiani dedicatisi a questo tipo di scultura, da Tulli a Trubbiani, da Mattiacci a Mannucci. Proprio Edgardo Mannucci, come ha raccontato Carlo Bruscia è stato l’artefice, modesto quanto possente della nascita di una scuola di arte orafa a Fano negli anni Sessanta che ha poi sfornato artisti come Alberto Giorgi e Giorgio Facchini. L’Accademia Orafa Fano, nata tre anni fa, punta a non disperdere questo patrimonio e insieme al Liceo Artistico “Apolloni“ con corsi di formazione professionale, work shop, conferenze e mostre di artisti (in preparazione quella su Ubaldo Bartolini, disegnatore di gioielli per Bulgari, foto).
Silvano Clappis