Fano, velista salvato. "Abbiamo visto una torcia tra le acque"

In avaria salvato da un motopesca a 40 miglia al largo

SALVO Il velista fanese Alberto Moricoli

SALVO Il velista fanese Alberto Moricoli

Fano, 11 ottobre 2019 - Trentadue anni  fisico da pallavolista e molta salsedine nelle vene. Ma ritrovarsi in mezzo al mare, in piena notte, con solo una torcia elettrica nelle mani, sulla plancia di una barca a vela di 12 metri, con le petroliere che passano a qualche centinaio di metri, non è il massimo anche per chi ha sprezzo del pericolo. Mare grosso, timone fuori uso, radio di bordo inutilizzabile perché una cima ha fatto saltare l’antenna e perdippiù anche il motore ‘morto’ per una ventola che si è bloccata. Occorre anche aggiungere che i cellulari, dopo le 6 miglia, non hanno più campo e quindi sono inutilizzabili.

Ore da incubo  quelle che ha vissuto ieri notte il fanese Alberto Moricoli. Ad avvistare il naufrago a 40 miglia, tra Ravenna e Pola, e a 70 miglia dal porto di partenza un motopesca d’altura fanese, il ‘Joacchi’, comandato da Alessandro Ciavaglia, con una decina di persone di equipaggio. «Non è stato facile agganciare la barca a vela in piena notte anche perché scarrocciava con forti sbandate improvvise. Abbiamo visto questa torcia, poi abbiamo chiamato con la radio portatile ed abbiamo capito la situazione per cui siamo andati in soccorso. Non è stata una operazione facile e non so onestamente come sarebbe finita se non l’avessimo agganciato e rimorchiato noi. Una notte così, con il mare grosso e poi da solo, non è da augurare a nessuno», conclude il comandante.

Alberto Moricoli aveva lasciato il porto di Fano con il suo ‘Hakuna Matata’ diretto a Trieste per partecipare, domenica, ad una delle più importanti regate dell’Adriatico, la ‘Barcolana’. «Ero appena rientrato da Malta dove avevo consegnato uno yacht della Ferretti – racconta Moricoli –. Quindi sono salito in barca per dirigermi verso Trieste. Volevo arrivare prima possibile per prendere i posti migliori. Devo dire la verità – continua –, avevo letto di queste cose, ma non mi erano mai capitate, anche con mari peggiori». Tutto tranquillo e regolare, l’altra notte, fino a quando non è scattata la legge del mare, ma quella... di Murphy secondo la quale se può andare male qualcosa, questo accadrà. Prima parte il timone, poi salta la radio, quindi si ferma anche il motore quindi «mare sportivo» come in porto a Fano, ad avventura finita, lo ha definito Alberto Moricoli.

Il tutto lungo la rotta che usano i carghi e le petroliere per arrivare fino a Trieste. Insomma un puntino fuori controllo in mezzo all’Adriatico. Tutto questo è avvenuto intorno alla mezzanotte di ieri quando la barca a vela era già da un pezzo che era finita in panne. Quando l’Hakuna Matata ha imboccato il porto di Fano, ieri pomeriggio intorno alle 15, trainata dal motopesca ‘Joacchi’ sembrava un’anguilla impazzita che volteggiava da una parte all’altra del canale.

Una volta in porto l’imbarcazione è stata ‘sganciata’ dal grosso motopesca, che poi ha ripreso il mare. Per dirigerla verso una banchina si è prima mosso un gommone dal porto turistico ‘Marina dei Cesari’, ma era un’impresa superiore alle forze del motore ed al peso del gommone. Per cui è dovuta uscire un’altra barca a vela che ha agganciato l’Hakuna Matata mettendo fine all’aventura. Già un... lavoro dentro le acque calme del porto, facile immaginare cosa deve essere stato lanciare le cime in mezzo al mare ‘sportivo’ in piena notte, a 40 miglia al largo e con petroliere grosse come palazzi che passano a distanza di qualche centinaio di metri. m.g.