In arrivo “Cronache dall’Italia postmoderna“ con la mostra d’arte “Vado al massimo“

Il gallerista Enrico Astuni in collaborazione con la Fondazione Carifano propone 18 autori internazionali per riflettere sui magnifici anni Ottanta

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Gli anni Ottanta hanno una portata immensa nel nostro immaginario anche ora, negli anni Venti di questo secolo. Abbiamo già capito tutto, “digerito“ tutto quello che abbiamo assorbito? Forse ancora no, e magari ogni nuovo stimolo alla riflessione aiuta a farsi un’idea. La mostra d’arte contemporanea che si inaugura sabato 26 a Palazzo Bracci Pagani, voluta dal gallerista Enrico Astuni, ci offrirà potenti chiavi di lettura.

“Vado al massimo. Cronache dall’Italia postmoderna“ a cura di Luca Beatrice, metterà in fila una serie notevole di autori ed opere che si possono citare solo in ordine alfabetico: Stefano Arienti, Alighiero Boetti, Maurizio Cattelan, Francesco Clemente, Cuoghi Corsello, Riccardo Dalisi, Gino De Dominicis, Daniela De Lorenzo, Massimo Iosa Ghini, Missoni, Aldo Mondino, Nunzio, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Salvo, Oliviero Toscani, Antonio Trotta.

Enrico Astuni, fanese ma da decenni a Bologna, titolare della sua nota e omonima galleria d’arte, porterà in esposizione persino una fontana vera e propria di grandi dimensioni. "Per me gli anni Ottanta sono tantissimo, è l’epoca della vitalità sfrenata, della fantasia di autori che volevano rifiorire. Il periodo non era facile, avevamo vere guerre in piazza nel decennio precedente e l’arte vedeva nascere momenti irripetibili come la Transavanguardia".

Anni migliori? Astuni risponde dal telefono in autostrada, bloccato da ore per un incidente. "Certe cose non sono cambiate, era difficile viaggiare una volta, è difficile oggi...", dice ironico e sconsolato per l’involontaria prigionìa su una striscia d’asfalto rovente. "Trovo però paralleli e spunti di riflessione".

Prego, dica...

"Negli anni Ottanta c’era una gran voglia di fare, l’ho appena detto. E oggi? Siamo qui a vivere con difficoltà gli effetti della crisi partita dal 2006, 2007. Il mercato dell’arte non si è più ripreso da allora. Però noi del settore stiamo maturando una sensazione di gran fiducia nei prossimi cinque anni".

E perché mai?

"Non percepite che c’è un gran desiderio di respirare? C’è desiderio di tornare a un mondo che si è perso al momento. E allora ci sono fasi inevitabili: stanno maturando idee, si vanno diffondendo emozioni. E quando avvengono queste due cose, subentra la terza: il mercato".

Qualcosa davvero cambierà e addirittura la gente tornerà a investire nell’arte non solo per amore delle opere? Stiamo a vedere, certo la mostra di Fano (che nasce dalla Galleria Enrico Astuni di Bologna con la collaborazione del Comune di Fano, il patrocinio della Regione Marche; Fondazione Cassa di Risparmio di FanoSistema Museale di Palazzo Bracci Pagani; Accademia Vitruvio Fanum; Accademia degli Scomposti; Rotary Club Fano) si presenta come un ritratto a tutto tondo di un epoca che ha inciso davvero con 18 autori di peso e storie solide.

Dice il curatore, Luca Beatrice: "non è la prima volta che il nostro Paese si trova di fronte alla necessità urgente di una reazione concreta e determinata. L’Italia repubblicana ha affrontato crisi politiche ed economiche, terrorismo e stragi, conflitti sociali e disastri ambientali, eppure ogni volta sono uscite da un popolo sorprendente motivazioni nuove ed energie impreviste. L’arte, la cultura in generale, spesso anticipa i tempi proprio perché sperimentale e non sempre legata a doppia mandata con la realtà. La riflessione sugli anni Ottanta, quarant’anni dopo, prende spunto proprio dall’energia sparata al massimo dai venti-trentenni di allora, la voglia di cambiare marcia e imporre una nuova idea di cultura giovane che non a caso ci consegnerà uno dei decenni creativamente più interessanti del secondo novecento".

Spiega Beatrice: "Già nel 1979 si vedono i primi segnali di cambiamento con la nascita della Transavanguardia. Nel 1980 a Venezia, la Biennale d’arte inaugura finalmente una sezione dedicata ai giovani artisti. Ad “Aperto ‘80”, curata da Achille Bonito Oliva e Harald Szeeman, il primo palcoscenico internazionale per i giovani che hanno riscoperto la pittura. E sempre nel 1980, varata la prima Biennale di Architettura, che segna il definitivo approdo all’era postmoderna: un nuovo rapporto con la storia, la tradizione, la fine anticipata delle grandi ideologie. E’ un’Italia nuova, che esporta design, moda e ristoranti in America, dove termina la lunga stagione del duopolio Dc-Pci; nascono le tv private ed MTV...". Insomma il mondo cambiò davvero. E noi oggi vediamo i frutti proiettati sull’arte. E’ più che una “macchina del tempo“. E’ una mostra per capire.

g. l.