Mattia Cosmi "Io, ristoratore felice. In America"

Il 37enne fanese ha aperto tra San Francisco e Los Angeles sette locali. "Progetti anche su Fano"

Mattia Cosmi nella sua barca al porto di Fano dove al momento soggiorna

Mattia Cosmi nella sua barca al porto di Fano dove al momento soggiorna

Fano, 27 ottobre 2020 - Non aveva la valigia di cartone e non si è imbarcato nemmeno in un bastimento diretto in America. Ma Mattia Cosmi, 37 anni, fa parte sicuramente di quei giovani che hanno voglia di fare e di mettersi in gioco. Cosa che ha fatto partendo da zero: ha messo in piedi tra San Francisco e Los Angeles ben 7 ristoranti, due dei quali ‘virtuali’, che lo scorso anno hanno fatturato 11 milioni di dollari. "In questi giorni sono a Fano, dove non tornavo da 3 anni e vivo al porto, in barca. Sto per ripartire, ma guardandomi intorno e guardando la nostra costa sto pensando che sarebbero bello investire anche qui. Comunque una idea già precisa ce l’ho ed è questa: voglio impiantare in città un ufficio da dove far partire alla volta degli Stati Uniti alcune delle nostre eccellenze. Sto pensando anche ad un capannone".  

Quando prende la valigia, Mattia Cosmi, assieme alla fidanzata Alice di Lunano "conosciuta all’allora Calamara e che lavorava d’estate ai bagni Arzilla", era il 2013. "La voglia di partire – continua – c’è venuta dopo un viaggio in moto in Portogallo ed abbiamo pensato a San Francisco che già avevo visitato due volte". Ma parte, Cosmi, più pensando al settore dell’hi tech che alla cucina e alla ristorazione. E finisce in California per dividere un piccolo appartamento con un giovane di Potenza impegnato nell’ambito delle startup.

"Una situazione di partenza, non di quelle facili perché un caffè, uno dei primi giorni, ce lo siamo divisi io e Alice. Poi ci è venuto in mente di aprire un locale nella Little Italy di San Francisco e tra i finanziatori c’era il mio compagno di casa, che ha creduto in me. Ci siamo detti ‘proviamoci‘. Ed così siamo partiti, facendo piadine e cascioni fino a quando un giorno arrivano due clienti che erano giornalisti dei due grandi quotidiani della California. Ed hanno scritto un articolo su questa novità che era spuntata a San Francisco, una città dominata solo dalle grandi catene del food. Da quel giorno siamo partiti. Se non fosse stato per il lockdown avevamo già messo nel conto di aprire anche locali tematici a Chicago, Seattle e New York".  

Invece? "In questo momento stiamo valutando alcune situazioni nel cuore di San Francisco con i miei soci. Nel frattempo siamo passati da San Francisco a Los Angeles. Dove abbiamo due cucine virtuali". Sarebbe? "Ha presente il funzionamento di un bancomat? Ebbene lei arriva, guarda il menù, sceglie quello che vuole, paga, dopodiché indichiamo il tempo di attesa. Quindi il cuoco esce e consegna il cibo". Consegna anche a domicilio? "Sì perché il nostro slogan, visto che lavoriamo anche a Long Island dove hanno aperto gli uffici delle grandi multinazionali, è questo: se non hai tempo per venire da noi, noi veniamo da te". In che maniera? "Abbiamo sottoscritto un accordo con Uber perché è il più affidabile e sicuro e le consegne non avvengono oltre le 6 miglia perché questo ci garantisce la qualità del prodotto e la sicurezza. Un’altra cucina virtuale l’abbiamo anche ad Hollywood". Cosa cucinate? "Noi facciamo soprattutto piadine, cascioni e molta pasta fatta in casa. Chi entra da noi vede che tutto viene fatto davanti agli occhi del cliente. E in totale tra i tutti i nostri ristoranti facciamo una media di 700 pasti al giorno" Tutto da solo? "No, perché poi ho portato mio fratello Gianmarco che è uno chef che esce dalla scuola di Gualtiero Marchesi, quindi un ragazzo di Cattolica, Mirco Tomassini, conosciuto per caso". Come? "Sono andato a mangiare una pizza e ho chiesto la majonese. Gelo su tutto il fronte finché non è spuntato dalla cucina Tomassini per chiedere da chi arrivasse quella strana richiesta. Poi solita storia: di dove sei? Cosa fai? E’ nata una amicizia, ho visto che aveva voglia di lavorare ed è entrato in società con me. Abbiamo grandi idee e vogliamo espanderci. Per questo sto pensando a Fano come punto strategico per rifornirsi di materie prime. Perché non ci crederete, ma qui abbiamo delle vere eccellenze". Il piatto che va di più? "Certamente le lasagne.Ma anche le tagliatelle con il ragù. Inviamo oltre alla tagliatella fatta in casa anche un barattolino con dentro il ragù e tutte le istruzioni". Il sogno? "Che arrivi una multinazionale e ci dica: compriamo tutto. Perché la mia passione è la barca". Ritorno a Fano? "Presto...".  

m.g.