E’ di Fano l'optometrista dei campioni

Andrea Cagno è negli staff della karateka mondiale Sara Cardin e del tennista Matteo Berrettini, numero 8 nel mondo

L'optometrista Andrea Cagno (a sinistra) lavora nello staff di Berrettini (a destra)

L'optometrista Andrea Cagno (a sinistra) lavora nello staff di Berrettini (a destra)

Fano (Pesaro e Urbino), 20 novembre 2019 - E’ una tecnica innovativa di training visuo-motorio che sta permettendo ad alcuni grandi campioni dello sport italiano di migliorare le proprie performance e che viene testata con ottimi risultati anche nel trattamento dei pazienti affetti da sclerosi multipla. A metterla a punto a seguito di studi ventennali è Andrea Cagno, torinese di nascita ma convinto fanese d’adozione, un ottico optometrista posturale comportamentale specializzato nell’optometria applicata allo sport. Cagno lavora negli staff tecnici della campionessa mondiale di karate, Sara Cardin, e del tennista Matteo Berrettini. In quest’ultimo caso, lo specialista torinese opera gomito a gomito con Vincenzo Santopadre, responsabile per la Federazione Italiana tennis degli allenamenti dell’area visiva degli atleti e del metodo denominato Svta (Science Vision Training Academy) che, a detta anche della stessa Federazione, ha consentito all’astro nascente del tennis internazionale di accorciare incredibilmente i tempi di risposta al servizio (ora uno dei suoi assi nella manica, accorciata di 160 millisecondi) e, più in generale, di aumentare la rapidità di esecuzione di quasi tutti i suoi colpi.

«Per tanti anni a Torino ho fatto l’optometrista, seguendo i bambini con deficit dell’apprendimento. L’occhio – spiega Cagno – è infatti l’organo che gestisce il nostro movimento nello spazio in sinergia con il sistema vestibolare. Se questo presenta problemi di visuale, il sistema motorio ha alterazioni nei modi e nei tempi di reazione che ora sono anche rilevabili grazie alla Opto Draw, una macchina di ultima generazione che ho messo a punto insieme agli ingegneri della Sky Tech di La Spezia». Proprio l’idea che la visione possa essere educata, migliorata, addirittura allenata è la premessa del training Svta in cui interagiscono diverse figure professionali: optometristi, psicologi, neurologi, neuroscienziati, osteopati, kinesiologi, esperti in scienze motorie. «Si lavora attraverso pannelli che finora sono stati utilizzati per il potenziamento sensoriale dei bambini con neurodiversità, dislessici o affetti da autismo – aggiunge Cagno –. La differenza è che il metodo Svta studia tramite speciali occhiali a infrarossi quali siano le dimensioni e le forme, i numeri e i colori che stimolano al meglio i due emisferi del cervello, che sono organizzati in maniera differente».

Ma come si svolge esattamente questa educazione visiva? «Nel tennis, ad esempio, insegnamo cosa e come guardare mentre si gioca, insistendo sull’integrazione motoria e cinetica. Il principio vale per qualunque sport perché tutti si basano sulla coordinazione». Oltre agli eclatanti risultati in ambito sportivo, il metodo sta facendo registrare importanti risultati anche in campo sanitario e riabilitativo. E’ in corso una sperimentazione dell’Svta nei pazienti con sclerosi multipla alla Clinica «Villa Adria» di Falconara Marittima (Ancona) dove già dalle prime sedute si sono riscontrati risultati positivi, ad esempio nel miglioramento della postura e dell’equilibrio dei pazienti».