Piste del Catria: la procura indaga tecnici e ditta

Sono sei le persone accusate di deturpamento dell’habitat. Ma il consulente del gip scrive: "Costruito meno di quanto autorizzato"

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Ci sono sei indagati per il disboscamento sul monte Catria del 2017 (abbattuti tre ettari di faggeto per fare una pista). Sono tecnici pubblici, ditta costruttrice e direttore lavori. La procura di Urbino ipotizza nei loro confronti violazioni alle norme urbanistiche ed ambientali oltre al reato tipico per casi del genere, ossia la distruzione o la compromissione di un habitat all’interno di un sito protetto. Il procedimento è penale ma sono contravvenzioni, "reati minori", seppur agli occhi di tutti appaiano come reati maggiori di tanti altri. La spesa complessiva dell’intervento per realizzare il rinnovo delle piste e l’adeguamento di quelle esistenti è stata di 3 milioni e 700mila euro, soldi pubblici pagati dalla Regione. Solo la seggiovia Travarco-Monte Acuto è costata 1.700.000 euro.

Di fronte al taglio di 30mila metri quadrati di faggi, una serie di associazioni ambientaliste (sono 12, compreso il Cai, Lupus in fabula, Wwf, Italia Nostra ecc.) hanno firmato e presentato il 16 giugno 2020 un esposto alla procura chiedendo di fermare i lavori e di indagare su chi avesse autorizzato il presunto scempio e su chi non si fosse preoccupato di controllare l’esecuzione delle opere. La procura ha provato a verificare se la montagna di leggi, circolari, piani regolatori locali, vincoli paesaggistici, urbanistici e idrogeologici, provinciali, regionali, europei, come la zona di importanza comunitaria, zona di protezione speciale, area floristica protetta, area soggetta a beni culturali e del paesaggio, aree boscate, aree assoggettate alle università agrarie e tanto altro ancora, consentisse o meno la realizzazione delle nuove piste con relativi sbancamenti. Per capirci qualcosa, la procura affidò un incarico ad un consulente che si mise d’impegno a cercar di sbrogliare la matassa, affermando che ci fosse "discrasia" tra quanto autorizzato e quanto realizzato, ed anzi affermò la "non conformità delle opere agli strumenti urbanistici" ma poi si scoprì che aveva sbagliato scheda del Prg prendendone una vecchia e superata. Quindi, tutto o quasi da buttare. La procura a quel punto ha chiesto al gip De Leone (il 18 novembre 2021) un incidente probatorio per affidare ad un nuovo consulente l’interpretazione del ginepraio di norme. Il gip ha accolto la richiesta ed ha affidato il 21 dicembre scorso l’incarico all’ingegner Dora Farano di Senigallia, alla quale sono state chieste tre cose: eventuale difformità tra autorizzato e costruito, consistenza delle piste e compatibilità urbanistica delle opere. La consulente ha accettato ma sul Catria, a febbraio, quando ha provato ad effettuare dei rilievi, c’era il nevone. Ma comunque, dall’analisi delle mappe e del progetto, la consulente ha portato delle prime risposte nell’udienza dei giorni scorsi: "Si conferma la regolarità dei titoli abilitativi relativi al progetto per il potenziamento e messa in sicurezza del comprensorio scistico". "E’ stato disatteso – invece – il nulla osta al vincolo idrogeologico, ma c’è già stata la sanzione". Si è appreso poi che i carabinieri forestali di Serra Sant’Abbondio, aveva messo a verbale il 16 novembre 2021 che "quanto realizzato è in misura inferiore all’autorizzato". Se ne riparla in una nuova udienza il 23 giugno.

Roberto Damiani