Fano, tamponi gratuiti per i dipendenti non vaccinati di Renier

Lo studio di consulenza ha 7-8 collaboratori, su 76, non vaccinati. "Dobbiamo garantire la continuità aziendale. E poi ci vuole buon senso"

Enrico Maria Renier, amministratore delegato dello studio di consulenza. Renier Associati

Enrico Maria Renier, amministratore delegato dello studio di consulenza. Renier Associati

Tamponi gratuiti per i dipendenti non vaccinati della Renier Associati: se ne farà carico lo studio di consulenza. Ad un giorno dal green pass obbligatorio per i lavoratori pubblici e privati, il consiglio d’amministrazione della Renier Associati ha deciso di intervenire pagando i tamponi. Da venerdì, in tutta Italia, i non vaccinati per lavorare in ufficio come a casa, dovranno sottoporsi a tre tamponi settimanali al costo di 15 euro l’uno. La Renier Associati è tra le poche aziende, a livello locale e nazionale, a decidere di farsi carico delle conseguenze delle scelte dei propri lavoratori.

"L’obiettivo – spiega l’amministratore delegato Enrico Maria Renier – è quello di assicurare la continuità aziendale e di rispettare le idee altrui". Aggiunge Renier: "Noi abbiamo 76 collaboratori tra l’Italia e l’Albania. Tra i 62 italiani, i non immunizzati dovrebbero essere non più di 7-8. Il nostro compito è quello di difendere la reputazione dell’azienda, preservare i dipendenti dai contagi e garantire a tutti il diritto al lavoro". Da qui la decisione di evitare di "perdere" collaboratori, a discapito di tutta l’azienda, e di intervenire pagando i tamponi a chi per motivi di salute, di situazioni personali o di scelta ha deciso di non sottoporsi alla vaccinazione. "Alle idee, come alle farfalle, – commenta Renier – non si possono tagliare le ali. E comunque il compito dell’azienda è di gestire il rischio: tenere a casa le persone, senza retribuzione, sarebbe un rischio maggiore di quello di pagare i tamponi".

A chi solleva un problema di costi (siamo intorno ai 1500 euro al mese), Renier replica: "Non ci dobbiamo dimenticare quanto abbiamo investito per lo smart working: la spesa per i tamponi è un decimo di quella sostenuta per il lavoro agile. Non ne dobbiamo fare una battaglia da stadio, serve solo usare il buon senso, non ci si può perdere in un bicchier d’acqua. Una azienda deve saper mediare tra i diversi interessi dei suoi dipendenti, ma soprattutto deve assicurare la continuità aziendale".

E ancora: "Io sono stato uno dei primi a vaccinarsi, sono a favore della campagna vaccinale e sono per il rispetto delle regole: c’è bisogno del Green pass e tutti lo devono avere. Noi lo paghiamo ai non vaccinati perché l’azienda ne ha un beneficio ed è la soluzione che rappresenta il minor rischio e il minor costo". L’ad della Renier Associati si augura che la loro decisione "sia motivo di riflessione per altre aziende del territorio: in queste situazioni sono importanti consapevolezza, tolleranza e buon senso per tranquillizzare gli animi". La Renier Associati già a novembre dello scorso anno aveva invitato le aziende "alla solidarietà d’impresa", considerata fondamentale per la ripresa economica, e si era distinta per un gesto di vicinanza nei confronti di una famiglia milanese in difficoltà, regalando ai 5 figli i computer per la didattica a distanza.