"Abbiamo retto al Covid Ma adesso sarà il tracollo"

Tarquini, titolare di una ditta con 50 dipendenti, non usa mezzi termini per spiegare la situazione: se il governo non interviene subito la ditta chiude

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di Paola Pieragostini

"Il governo ci sta mettendo nelle condizioni di chiudere le ditte, attuando manovre non idonee ma solo dannose per il settore dell’autotrasporto". E’ lapidario Fabio Tarquini, titolare della ditta Tfs Autotrasporti con sede lungo la Valtesino di Offida a confine tra i territori provinciali di Ascoli e Fermo e presidente regionale PmiA Unilavoro Marche. Fondata 15 anni fa e specializzata nel settore del trasporto agroalimentare, Tfs Autotrasporti conta 45 mezzi frigo, per un indotto diretto di lavoro offerto a circa 50 dipendenti a cui si aggiunge l’indotto indiretto.

Tarquini cosa sta succedendo?

"Abbiamo retto ai due anni di difficoltà legati alla pandemia. Adesso non possiamo resistere agli interventi messi in campo dal governo. Un tracollo iniziato il 22 marzo con il blocco delle accise che crea un buco in bilancio di 60mila euro trimestrali. A fare i conti sarebbero 250mila euro annui. Soldi che l’azienda dovrebbe ricavare dal proprio lavoro per sostenere spese quali contributi, leasing e di gestione. Cosa che non è possibile". Cosa comporta questa condizione?

"Se entro l’8 luglio il blocco non viene congelato, la mia ditta è costretta a chiudere e a mandare a casa 45 padri di famiglia oltre al restante indotto lavorativo. Una condizione, questa che accomuna tutte le ditte di autotrasporti".

Il problema è nella decisione del governo?

"Si. Tutte le aziende con cui abbiamo stipulato contratti di committenza, a gennaio hanno applicato protocolli per l’adeguamento delle tariffe agli aumenti dei costi mettendoci nelle condizioni di lavorare e far fronte ai rincari. Ecco quindi che se non ci fosse stato il blocco delle accise, questo settore non sarebbe così in crisi"

Potete rivolgervi agli istituti di credito?

"No. Le rivisitazioni dei piani finanziari sono triennali. Veniamo fuori da un 2020 chiuso con bilancio negativo seppur nei parametri di legge. Abbiamo leggermente ripreso quota con il bilancio 2021 chiuso con lieve recupero di utile. Ma adesso la situazione è grave perché siamo in forte perdita economica del settore, che non essendo coperto da garanzie di governo, perde affidabilità anche nei confronti di banche che non ergano credito".

Lei ha 42 anni ed è fondatore della sua azienda. Un parco mezzi pagato all’80% e una squadra di dipendenti. Qual è lo stato d’animo con cui si alza al mattino per andare in azienda?

"La speranza che questo settore si rialzi ma per farlo è necessario che il governo si attivi altrimenti le ditte che chiuderanno saranno tante nelle nostre province come in tutta Italia e a rimetterci è l’economia locale e nazionale. Dove la parola ‘economia’ è il destino delle famiglie".