Al terminal gli educatori incontrano i ragazzi

Progetto per fare prevenzione, combattere le difficoltà e il disagio giovanile. Ranieri: "Un percorso in divenire da costruire insieme"

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di Angelica Malvatani

Il terminal è un luogo di arrivi e partenze, di tempo condiviso, di incontro. Il terminal di Fermo è il contesto ideale per far partire un progetto di promozione sociale dedicato agli adolescenti della città, alla prevenzione del disagio, cercando risposte a domande sempre nuove. L’Ambito sociale XIX, con il coordinatore Alessandro Ranieri, parla di una attività di educatori in affiancamento ai giovani, con gruppi informali che frequentano il centro storico: "Cominciamo adesso con una fase di osservazione e di incontro dei ragazzi, nei loro luoghi, in giro per il centro storico. La progettualità non è dettagliata e puntuale in questa fase perché andrà costruita di continuo coi ragazzi stessi". È già in strada l’educatore Michele Calamanti, un’esperienza importante la sua, sempre in giro per il territorio, ad intercettare i ragazzi, ad ascoltarli, qualche volta a salvarli, con lo sport, la scuola, la vicinanza. Soddisfatto il sindaco Paolo Calcinaro che pensa ai tanti episodi di violenza e disagio tra giovani che si sono verificati, soprattutto lungo la costa, e che coinvolgono però il territorio intero: "Un problema c’è, non si arriva ad una soluzione dall’alto, ci dobbiamo modulare a seconda di quello che vedremo. Vogliamo costruire una base positiva, con operatori veramente qualificati, che già sanno cosa significa stare in prima fila". L‘idea è di intercettare i ragazzi che vanno a scuola o tornano, dando loro non un’idea di controllo ma di presenza di adulti che aiutano.

Partner fondamentali del progetto Gianna Sacchini, per tanti anni responsabile del dipartimento dipendenze patologiche dell’Asur, e Giorgio Pannelli che lo dirige oggi, insieme a dire che la prevenzione è la soluzione più efficace, nella gestione degli adolescenti e del loro disagio. Saranno loro a coordinare la fase della ricerca e osservazione, per non improvvisare gli interventi futuri che passeranno: "Gli educatori devono entrare nel gruppo, comprendere quello che accade, il loro linguaggio, i loro obiettivi, confondersi con loro e partecipare alle loro attività, facendosi accettare e facendosi descrivere da loro quello che sta accadendo. È una attività che non si può fermare, quando troviamo le risposte le domande sono già mutate", spiega Sacchini. Coinvolta anche la comunità di Capodarco, con il direttore Riccardo Sollini che spiega come la presenza di educatori, coordinati da Chiara Attorre, è davvero un passaggio diverso, per coinvolgere e capire un mondo come quello dell’adolescenza che ci resta distante: "Ci auguriamo che sia un lavoro sinergiche che potrà funzionare solo andando avanti insieme". Un progetto che piace a don Vinicio Albanesi: "I ragazzi intercettano subito che qualcuno si preoccupa di loro, con capacità, delicatezza, scienza. Avremo delle sconfitte, ma il processo che parte qui è molto positivo perché si vanno a cercare i ragazzi, anche quelli difficili. Ve ne saranno grati".